Cronaca

Giornalisti e libertà di informare

“Sono più spregevoli i giornalisti dei politici”, così Beppe Grillo, il leader del Movimento 5 Stelle, si è espresso durante uno dei suoi ultimi comizi in Sicilia.
liberi di informarci Questa frase, che è solo una delle tante definizioni sprezzanti che il comico ha regalato alle due categorie, nasconde una visione distorta della realtà, e del ruolo delle stesse.
Grillo continua ad attaccare, con parole pesanti e con turpiloqui che non dovrebbero uscire dalla bocca di chi ha un certo ruolo in una società, chi ci governa e chi compie un servizio pubblico, informandoci. Oltre ad una mancanza di stile, forse dovuta alla carenza di argomenti concreti di cui parlare e all’incapacità di esprimere il proprio pensiero senza utilizzare volgari epiteti, questo denota anche la pericolosa volontà di distruggere il sistema politico e mediatico del nostro Paese.
Per quanto gli esponenti di entrambe le categorie possano essere, a ragione, criticati, bisogna rendersi conto che ci vuole metodo, e che le parole vanno pesate, perché ognuna di esse può avere un effetto devastante su chi l’ascolta, soprattutto sui soggetti più vulnerabili.
Penso alle espressioni usate dal leader del movimento nel corso di questi mesi, quali “Siamo in guerra”, “Prenderemo i bastoni”, “Voi giornalisti fate schifo”, “Vi faremo il culo”, e volgarità che sono andate ad accumularsi, e che sono entrate nella mente delle persone comuni, che hanno fatto presa sulle emozioni, più che sulla ragione. Le conseguenze? Gente sempre più volgare, sempre più rancorosa ed aggressiva, disaffezione e scoraggiamento verso chi ci rappresenta e chi cerca di fare il proprio lavoro sui giornali o in televisione.
Che purtroppo il livello di informazione, soprattutto se si pensa a ciò che viene trasmesso in televisione in prima serata, abbia quasi raggiunto il minimo, è un dato di fatto, ma i media non possono e non devono essere controllati, censurati.
Come ricordava Corrado Formigli durante la puntata di lunedì 3 giugno di Piazza Pulita, è giusto lasciare che  i giornalisti facciano il loro lavoro, e di contestarli se sbagliano, ma solo con critiche concrete, e utilizzando un linguaggio adatto.
Il messaggio che passa da questa ostilità nei confronti dei giornalisti, è che questi non sono altro che dei venduti, che presentano la realtà in modo diverso, fuorviato. Oltre a screditare una categoria fondamentale per un Paese, queste parole potrebbero anche nascondere la necessità di controllare l’informazione, così da avere solo voci favorevoli a sé, e anche il voler eliminare lo spirito critico e il buonsenso dei cittadini.

I giornalisti hanno il dovere di indagare, e informare, anche quando ciò che viene detto non piace a chi è coinvolto.
Fortunatamente, nella nostra Costituzione è inserito un articolo, il 21, che sancisce la libertà di stampa, e che dice che questa “non può essere soggetta ad autorizzazioni o censure “. E contro questo, nessuno può fare ancora nulla.
Sia che scrivano, o che siano in televisione, i giornalisti svolgono un ruolo molto importante. Questi, infatti, informano. E un paese civile si fonda anche sull’informazione, perché informazione è sinonimo di libertà.
Quello che deve essere tenuto in conto, però, è che l’offerta informativa deve essere variegata, devono esistere voci contrastanti, per permettere a tutti di confrontare ciò che viene detto, e decidere con la propria testa. Libertà di stampa, e libertà di pensiero.
Anche i giornalisti sono uomini, quindi non è sempre facile per loro rimanere super partes in ogni circostanza, ma non per questo devono essere derisi, etichettati come buffoni o cialtroni, e insultati gratuitamente. Anche perché le generalizzazioni spicciole nuocciono solamente.
E se invece di criticare in ogni modo possibile, e per ogni minima cosa il mondo dell’informazione italiana, ci si impegnasse affinché vengano solo raccontate realtà positive?
Un Paese si riconosce anche dal livello dell’informazione che offre, ma anche da cosa ne fa chi la riceve.
Ed è ora che l’Italia, anche in questo, compia dei passi, anzi, dei balzi, in avanti.

Sheyla Bobba

Classe 1978. Appassionata di comunicazione e informazione fin da bambina. Non ha ancora 10 anni quando chiede una macchina da scrivere come regalo per il sogno di fare la giornalista. A 17 anni incontra un banchetto del Partito Radicale con militanti impegnati nella raccolta firme per l’abolizione dell’Ordine dei Giornalisti e decide che avrebbe fatto comunicazione e informazione, ma senza tesserino. Diventa Blogger e, dopo un po’ d’inchiostro e font, prende vita il magazine online SenzaBarcode.it Qualche tempo dopo voleva una voce e ha creato l’omonima WebRadio. Con SBS Edizioni & Promozione si occupa di promozione editoriale e pubblicazione. Antipatica per vocazione. Innamorata di suo marito. Uno dei complimenti che preferisce è “sei tutta tuo padre”.

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