Cronaca

Europei under 21 2013: un calcio all’umanità!

Oggi, 5 giugno, in Palestina ci sarà il calcio d’inizio degli Europei  under 21 2013. 5 giugno è anche la data dell’anniversario della prima occupazione israeliana in territorio palestinese.

Come la storia insegna, la Palestina nel 1947 è stata divisa “arbitrariamente” in due territori, il 45% è stato assegnato dalle Nazioni Unite ai palestinesi, mentre ben il 55% è stato concesso agli israeliani.

palestina

Dal 1948 in poi però lo Stato di Israele ha avviato vere e proprie spedizioni di pulizia etnica nei confronti dei Palestinesi, occupando il 78% del territorio precedentemente diviso e trasformando in profughi quasi 5 milioni di persone, che hanno perso le proprie case e la propria quotidianità.

Nonostante le Nazioni Unite riconoscano ufficialmente Tel Aviv come capitale dello Stato di Israele quasi nessun membro della Comunità Internazionale si è preoccupato di ripristinare la situazione precedente al 1948 né di restituire ai Palestinesi dignità e territori. Ad oggi quasi tutta la -ormai- ex zona palestinese è occupata militarmente dagli israeliani, Gerusalemme compresa.

Questa premessa storica è necessaria per poter approfondire il discorso Europei 2013. Ogni stadio che ospiterà le varie nazionali di calcio porta il peso di centinaia, migliaia di morti. Nelle zone in cui oggi sono sorti edifici, strutture turistiche e sportive israeliane, una volta sorgevano i villaggi dei palestinesi.

Ogni stadio utilizzato durante questi Europei under 21- a partire da Tel Aviv e finendo a Gerusalemme- è stato costruito sul sangue versato dai Palestinesi, sulle macerie delle case dei profughi – che oggi il Refugees Relief Agency quantifica in circa 4.6 milioni- .

Moltissime personalità e tantissimi sportivi, nonché molte associazioni umanitarie, hanno chiesto a Platinì di non permettere che quest’appuntamento, che vede soprattutto giovanissimi al centro dell’attenzione, si svolgesse nei territori occupati dagli israeliani, senza ricevere alcuna risposta. Tra questi anche il calciatore palestinese, Mahmoud Sarsak, detenuto nelle carceri israeliane per tre anni, con l’accusa mai formalizzata di terrorismo, dopo essere stato fermato al check point di al-Erez mentre andava a giocare una semplice partita di calcio.

In Italia le due maggiori manifestazioni contro gli Europei under 21 in Israele si sono tenute il 21 maggio e a Roma, davanti all’edificio della FIGC e cinque giorni dopo in provincia di Milano, davanti al centro sportivo di Milanello, che per l’occasione ospitava la nostra Nazionale di calcio .

Un mondo come quello del calcio non può ignorare situazioni del genere, non può permettere che uno stato come Israele, che notoriamente viola tutti i diritti umani delle popolazioni palestinesi, sia la nazione che ospita gli Europei di calcio under 21.

Ricordiamo che questo massacro si perpetua da ormai più di cinquant’anni, con la connivenza di nazioni come gli U.S.A., per l’assurda convinzione di avere il diritto di occupare i territori assegnati alle popolazioni palestinesi perché “Dio lo ha promesso a Mosè”.

Qui si potrebbe riaprire il secolare discorso sulla laicità dello Stato, che permetterebbe l’impostazione di regole civili e non legate alla fede, la quale dovrebbe essere professata personalmente e singolarmente senza limitazioni alcune nella vita di chi professa – o no- una fede diversa. Ma che in ogni caso eviterebbe l’esistenza di stragi, massacri e genocidi come quello che da troppo tempo vede come vittima la Palestina ed i suoi abitanti, relegati a vivere vite da prigionieri, colpevoli solo di essere nati nella metà “sbagliata”.

Una delle cose che più mi ha fatto riflettere è che per gli Europei del 2012 il mondo intero si è indignato per la strage dei cani in Ucraina, mentre quest’anno i social network non hanno ricordato neanche una volta la strage che -putroppo non periodicamente- si perpetua in Palestina.

 Stay Human!

Sheyla Bobba

Classe 1978. Appassionata di comunicazione e informazione fin da bambina. Non ha ancora 10 anni quando chiede una macchina da scrivere come regalo per il sogno di fare la giornalista. A 17 anni incontra un banchetto del Partito Radicale con militanti impegnati nella raccolta firme per l’abolizione dell’Ordine dei Giornalisti e decide che avrebbe fatto comunicazione e informazione, ma senza tesserino. Diventa Blogger e, dopo un po’ d’inchiostro e font, prende vita il magazine online SenzaBarcode.it Qualche tempo dopo voleva una voce e ha creato l’omonima WebRadio. Con SBS Edizioni & Promozione si occupa di promozione editoriale e pubblicazione. Antipatica per vocazione. Innamorata di suo marito. Uno dei complimenti che preferisce è “sei tutta tuo padre”.

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