Aureliano, tra i migliori Imperatori
Lucio Domizio Aureliano nasce il 9 settembre del 214 o 215 presso la città-fortezza di Sirmio, oggi nota come Sremska Mitrovica, in Serbia.
Il giovane Aureliano si arruola probabilmente sotto le armi attorno al 235 e fa carriera abbastanza rapidamente, tanto da comandare via via eserciti sempre più grandi e combattere su molti fronti anche al fianco dell’Imperatore Gallieno. Quando questi muore diviene il secondo in comando del nuovo sovrano Claudio il Gotico, con cui miete altre vittorie essenziali contro Alamanni e Goti.
Alla morte anche di Claudio, Aureliano viene acclamato Imperatore dalle truppe e si dedica a sconfiggere l’orda degli Iutungi, per poi recarsi a Roma per ufficializzare la propria nomina; sconfigge nella Pianura Padana un’altra armata di Alamanni e Marcomanni, presso il Metauro e poi presso Pavia. Inizia quindi la costruzione a Roma di una grande cinta difensiva nota ancora oggi come Mura Aureliane e prende la difficilissima decisione di abbandonare la Dacia per meglio difendere la frontiera danubiana.
Risolte tale problematiche, Aureliano dichiara guerra al Regno di Palmira, che sotto la regina Zenobia si è di fatto reso indipendente da Roma: dopo aver ripreso l’Egitto grazie al suo generale Marco Aurelio Probo si reca personalmente in Oriente, recupera Bitinia e Cappadocia e sconfigge l’esercito palmireno in Siria e riesce, occupando Antiochia. Dopo essersi visto rifiutare la resa da Zenobia, inizia l’assedio di Palmira, capitale nemica, che si arrende dopo che la regina viene catturata in un tentativo di fuga.
Di ritorno dall’Oriente Aureliano sconfigge i Carpi e poi muove verso le Gallie
per completare la sua opera di riconquista: al comando dell’Impero occidentale vi è un sovrano capace, Gaio Pio Esuvio Tetrico, che però non può nulla contro Aureliano: il suo esercito viene infatti sconfitto a Chalons sur Marne e l’Impero delle Gallie torna sotto l’alveo romano. Nel 274 Aureliano può così celebrare un grandioso trionfo a Roma, dove espone fra gli altri come prigionieri proprio Zenobia e Tetrico, i suoi nemici. Va però detto che non li fa giustiziare, ma anzi permette alla ex regina di insediarsi a Tivoli e sposare un senatore romano e nomina il secondo, riconoscendone le capacità, governatore della Lucania. Anche da questo si riconosce un valido sovrano.
Ristabilitosi per un po’ di tempo a Roma, dove completa la costruzione delle succitate Mura Aureliane, l’Imperatore fa anche costruire un tempio al Sol Invictus nella zona dell’attuale Piazza San Silvestro e promuove di fatto il suo culto come religione di Stato, ponendosi inoltre come sommo sacerdote. Come Costantino qualche decennio dopo, infatti, Aureliano sa che la religione può essere un fenomenale fattore di coesione, cosa di cui l’Impero ha maledettamente bisogno dopo anni tanto difficili.
Peraltro, Aureliano intende mettere mano anche alla diffusa corruzione della burocrazia romana
intervenendo in particolar modo sulle zecche; evidentemente ci vede giusto giacché i funzionari del conio, temendo di essere puniti per i loro crimini, sobillano una rivolta della popolazione che viene repressa nel sangue. L’Imperatore ha quindi mano libera nel riformare il conio: dà maggior potere alle zecche imperiali provinciali e riduce quello della zecca di Roma, agendo al contempo per evitare la svalutazione della moneta.
Dopo aver risolto anche questo problema, Aureliano nel 275 parte nuovamente per l’Oriente, per regolare i conti con i nemici Sassanidi. Presso Bisanzio, tuttavia, trova la morte in un modo totalmente assurdo; un suo funzionario, temendo di essere severamente punito dall’Imperatore per un episodio di corruzione, stila una falsa lista di proscrizione, attribuendone a lui la paternità, inserendovi il nome di un ufficiale; quest’ultimo, temendo la morte, uccide Aureliano assieme ai suoi soldati nella notte del 25 settembre 275, lo assassina.
Muore così in modo, ripetiamo, totalmente folle uno dei migliori Imperatori del III secolo e, forse, uno dei migliori Imperatori di Roma in generale.
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