Marco Tolli, dirigente PD Roma ci parla di Campo Democratico
Intervista a Marco Tolli, dirigente PD Roma, responsabile politiche territoriali e dell’urbanistica. Svolge anche un lavoro di coordinamento politico del progetto Campo Democratico.
Marco Tolli risponde alle nostre domande aiutandoci a comprendere nel dettaglio il progetto Campo Democratico. Abbiamo assistito all’Assemblea al Tempio di Adriano e ci è sembrato subito degno di attenzione ed approfondimento. Ecco l’intervista.
Redazione – Campo Democratico non è l’ennesima corrente del PD, ma si prefissa un obiettivo molto ambizioso, divenire un’area che sia una casa politica per diverse esperienze interne e esterne al PD, ma non si rischia il contenitore privo di visione comune?
Marco Tolli – La storia della sinistra è ricca di divisioni. Molte avvenute nel totale disinteresse della società, perchè prive di coinvolgimento e di idealità. Hanno prodotto stampelle per governi in difficoltà, assicurato carriere, regalato qualche amarezza a militanti appasionatii. In nome dei programmi abbiamo costruito e sfasciato esperienze di governo totalmente scollate con la società. La coalizione che teneva insieme Turigliatto e Mastella rappresentava con il suo dibattito interno qualcosa che si muoveva nel paese o era, come io penso, una esigenza di posizionamento tattico da parte di gruppi dirigenti privi di riferimenti culturali e sociali? Ecco, se pensiamo al 40% che il PD conquista alle europee, ci rendiamo conto che generazioni e ceti molto distanti tra loro decidono di compiere la stessa scelta: dare a Matteo Renzi e al PD la fiducia per riformare il paese in chiave anticorporativa e portarlo fuori dalla crisi che viviamo. Il PD deve andare oltre se stesso, saldandosi con quel 40% e interpretare al meglio questo sentimento di fiducia.
Redazione – Il successo elettorale del PD, ma anche l’alta astensione al voto, potrebbe nascere dall’esigenza di un Partito autenticamente riformatore a vocazione maggioritaria, ma non per tutte le riforme si vede applicare lo stesso decisionismo: ad esempio sul tema diritti civili la critica è forte.
Marco Tolli – Io non farei l’errore di scambiare la giusta determinazione che Matteo Renzi mette nel suo sforzo quotidiano di smummificare la politica italiana e le istituzioni con il decisionismo. La direzione del partito, per fare un esempio, è diventata un appuntamento di interesse nazionale: rispetto alle liturgie del passato oggi si discute e si decide. E’ evidente che l’azione di Governo e le iniziative dei nostri gruppi parlamentari devono subire soprattutto una spinta dal basso. Serve non solo a noi, ma al Paese un grande partito che sappia mobilitare, indicare priorità, promuovere partecipazione attiva e decisione diffusa. La società italiana è cambiata molto più rapidamente rispetto alle classi dirigenti, sempre più piegate a logiche di conservazione. Spetta al partito il compito di dare forma politica alla società attuale per buttare giù odiose rendite e certezze obsolete.
Redazione – Dopo l’importante vittoria alle europee il PD diventa il carro del vincitore, l’ipotesi di aprire ad alleanze alternative non potrebbe portare con sé il rischio di ulteriori correnti?
Marco Tolli – Apriamoci soprattutto ai cittadini che ci hanno scelto e facciamoli contare. Costruiamo i gruppi dirigenti in base al merito e dividiamoci nei gazebo sulle idee. La lotta al correntismo passa soprattutto per l’affermazione di una nuova cultura e di nuovi modelli organizzativi.
Grazie a Marco Tolli, a presto tra le pagine di SenzaBarcode!
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