Corea del Nord e Corea del Sud: inizia il disgelo?
Sembrerebbe iniziato il disgelo tra La Corea del Nord di Kim Jong Un e la Corea del Sud di Jung-Hong-won.
Dopo lunghe settimane di tensioni e minacce, Seoul ha accettato l’invito di Pyongyang a riprendere il dialogo sui settori umanitario e industriale.
La situazione tra le due Coree era andata inasprendosi nel mese di marzo, quando le Nazioni Unite avevano approvato all’unanimità le procedure restrittive contro Pyongyang dopo gli ultimi test nucleari e le minacce rivolte contro Washington. Queste misure prevedevano un giro di vite sulle operazioni finanziarie e sul movimento di fondi nordcoreani in giro per il mondo, un bando dettagliato alla vendita di prodotti di lusso come gioielli, yacht e auto da corsa e, per la prima volta, rigidi controlli sul personale diplomatico, soprattutto per quanto riguarda le attività bancarie e i trasferimenti di fondi illeciti. A questo si aggiunga la decisione di chiudere l’area industriale di Kaesong, il complesso in territorio nordcoreano dove operano decine di aziende del Sud, e le esercitazioni militari congiunte di Seoul e Washington, non molto gradite alla Corea del Nord. C’era anche chi ipotizzava che non si trattasse altro che di una meschina manovra del giovane leader supremo per dimostrare di avere l’autorità necessaria a governare il paese.
Sono state settimane concitate, in cui si è assistito ad un susseguirsi di minacce, ad una retorica aggressiva sempre più importante, ma che, fortunatamente è rimasta tale.
All’inizio di maggio il regime di Kim Jong Un aveva posto le condizioni perché un dialogo con la Corea del Sud riprendesse: il ritiro delle sanzioni delle Nazioni Unite, la fine delle esercitazioni militari congiunte della Corea del Sud e degli Stati Uniti, il ritiro dei missili nucleari americani e le scuse della Corea del Sud per le offese rivolte alla leadership del Nord.
Ma chi si occupa di strategie internazionali spiega che i motivi che hanno spinto Pyongyang ad abbassare i toni sono principalmente due: il cambiamento dell’atteggiamento di Obama nell’amministrazione verso la Corea del Nord, e la dipendenza economica della stessa dalla Cina. Il Presidente americano, infatti, ha fatto sapere, attraverso le parole del segretario di stato John Kerry, che gli Stati Uniti chiedono l’appoggio della Cina, nonostante questa sia tradizionalmente alleata della Corea del Nord. Per ottenerlo, Obama ha spiegato l’intenzione di ridurre il sistema di difesa missilistico, a patto che Pyongyang interrompa il programma nucleare. E questa prospettiva fa tirare un sospiro di sollievo alla Cina che si sente perennemente minacciata, dato che è accerchiata da potenze armate.
Obama poi esplicita anche un altro cambiamento nella strategia adottata fino a questo momento: interruzione degli aiuti periodici che venivano concessi a al Nord.
Con queste premesse è facile capire la moderazione nordcoreana. La Cina, che già aveva appoggiato le sanzioni delle Nazioni Unite, è la principale partner commerciale della Corea del Nord, e ha ridotto le esportazioni al minimo, andando a minare il fragilissimo e fallimentare sistema economico e di distribuzione dei beni nordcoreano.
Quali siano le reali motivazioni che hanno spinto il Comitato del Nord per una riunificazione pacifica della Corea (Cprk) a compiere il primo passo verso nuovi negoziati noi non lo sapremo mai.
Ora non ci resta che aspettare per vedere come la situazione si evolverà. E sperare che per una volta siano davvero i mezzi pacifici a cambiare la situazione.
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