Teatro di guerra
La guerra ripugna ma, nello stesso tempo, attrae. Da sempre. E l’arte ne è profondamente impregnata, questo ben venga se si tratta di uno strumento per riflettere, per smuovere le coscienze. O, come in questo caso, per insegnare.
Il progetto è partito da Mario Mortone, regista e direttore dello Stabile di Torino che ricorda come anche Eschilo era un soldato, prima che poeta. Prende il nome di Teatro di Guerra e comprende una serie di spettacoli in cui i conflitti contemporanei sono i protagonisti.
Il ciclo completo è disponibile nel sito del Teatro Stabile ma ricordiamo anche qui Guerra di Lars Noren, un’analisi che indaga sui conflitti come «male necessario», Piccola Guerra Perfetta di Domenico Costaldo sulla guerra del Kosovo, Requiem for Ground Zero di Steven Berkoff, incentrato sull’attentato dell’11 Settembre, Giochi di Famiglia, di Biljana Srbljanovic, drammaturga serba che ha scritto l’opera durante i bombardamenti di Belgrado.
La bellezza di questo progetto è che coinvolge i docenti dell’Università di Torino, coordinati da Giovanni de Luna, e i loro studenti, che avranno così a disposizione un diverso strumento per l’analisi dei conflitti moderni.
In un’epoca in cui si è perso il contato con la guerra, “anche il palco di un teatro può servire a sviluppare una coscienza civile” sono le parole di Martone.
Io invece cito quelle stesse parole di Picasso che mi piacciono tanto e che trovo particolarmente azzeccate.
La pittura non è fatta per decorare gli appartamenti. È uno strumento di guerra offensiva e difensiva contro il nemico.
Anche il teatro e l’arte tutta.