Mario Barbaro, Nondemocrazia e sistema democratico
Mario Barbaro ci parla del suo libro “Nondemocrazia” e della necessità di una consapevolezza civica per salvaguardare il nostro futuro. Un’intervista profonda e attuale.
Mario Barbaro, autore di “Nondemocrazia. Il sistema in cui viviamo dipende solo da noi“, SBS Edizioni, ci guida in un’analisi profonda del concetto di democrazia. Nato a Torino nel 1981, laureato in Economia, Barbaro è da sempre impegnato nella sfera politica e sociale, con un percorso che l’ha portato a essere tra i fondatori dell’Associazione Marco Pannella di Torino e a un ruolo attivo nel Partito Radicale e nel Centro Pannunzio di Torino. Attraverso “Nondemocrazia”, Barbaro affronta con lucidità le sfide della democrazia contemporanea, esplorando i rischi e le opportunità di un sistema che, per sua natura, deve essere difeso e partecipato. Il libro invita il lettore a prendere coscienza della fragilità della democrazia, evidenziando la necessità di una partecipazione attiva per garantire un futuro migliore.
Nel tuo libro parli della fragilità della democrazia e della sua difesa attraverso la consapevolezza. Quali sono, secondo te, i principali ostacoli che impediscono una reale partecipazione civica oggi?
Personalmente ritengo che vada rafforzato nel paese ma non soltanto nel paese, il livello di cultura e mi riferisco in particolare a quella cultura che attiene al funzionamento della democrazia, cogliendone i diversi aspetti. La democrazia va conosciuta a fondo perché si regge su equilibri delicati ed è su tali equilibri che si gioca, per noi cittadini, la possibilità di vivere con determinate tutele e un certo livello di benessere. Partendo da qui ed elevando il grado di consapevolezza è possibile difendere certi principi. La democrazia è complessa ed è per definizione imperfetta ma vale la pena difenderla.
In “Nondemocrazia”, descrivi la democrazia come un labirinto all’interno di un Pantheon. La copertina del libro è davvero evocativa: puoi raccontarci cosa rappresenta questa immagine e come si collega al messaggio del tuo libro?
La copertina è opera dell’Editore SBS Edizioni, ideata da Sheyla Bobba. Il labirinto situato all’interno del Pantheon simboleggia la complessità del sistema politico e sociale. Al centro del labirinto si trova una figura femminile la quale incarna emozione e potenza e si intravedono due luci che emanano speranza, indicando una possibile via d’uscita. E’ una immagine eloquente di fragilità e di forza allo stesso tempo, intrinseca alla democrazia. La posizione delle luci non è da interpretare come “destra o sinistra”, in quanto la stanza è rotonda e suggerisce la circolarità delle idee e delle prospettive. Sono tutti messaggi che si collegano ai contenuti del volume: io stesso non credo nelle ideologie ma nella forza delle idee, nel confronto, nel dialogo, nel fatto che nessuno possa possedere la presunzione di avere la verità in tasca.
Affronti spesso il concetto di “democrazia come partecipazione”. In un contesto in cui molti cittadini si sentono distanti dalle istituzioni, quali strumenti pensi siano necessari per riavvicinare la popolazione alla politica?
Intanto credo che la partecipazione sia comunque una predisposizione dei singoli, in primis e quindi vale quanto ho espresso sulla cultura. Veniamo da troppi anni di disaffezione per non dire di antipolitica in cui hanno attecchito troppi slogan e poco pensiero. La partecipazione parte dal basso ed è il confronto consapevole che deve riportare il cittadino al centro, esplorando le possibilità che sono a disposizione per una vera partecipazione, che vada aldilà del momento elettorale. Anche le tecnologie, che possono nascondere insidie, in realtà possono rappresentare anche una grande opportunità in questo senso.
Nella prefazione, Niccolò Rinaldi parla del tuo libro come di un “breviario” per la consapevolezza civica. Come sei riuscito a coniugare la semplicità dell’esposizione con la complessità dei temi trattati?
È stato forse l’impegno più gravoso per me, quello di sintetizzare. Ma credo che ben si siano coniugate sinteticità e profondità delle argomentazioni. E’ un volume in cui si ritrovano diversi pensieri di grandi personalità del passato con un rimando alle questioni attualità. Nel libro si ritrovano solo quelle tematiche che riguardano la democrazia nelle sue fondamenta.
Il tuo percorso personale ti ha visto attivo in ambito culturale e politico, specialmente all’interno del Partito Radicale. In che modo queste esperienze hanno influenzato la tua scrittura e il tuo approccio ai temi della democrazia e della libertà?
Il mio percorso è stato un percorso naturale. Il Partito Radicale non si presenta alle elezioni con il proprio simbolo, è una realtà trasversale con persone dal diverso orientamento, chiunque si può iscrivere e nessuno può essere espulso. Ci unisce però l’amore per la conoscenza, per la democrazia e per lo stato di diritto. Nel volume credo che tutto questo emerga, così come il grande rispetto per la diversità di opinioni. Credo che si possano accendere quelle lampadine utili a esercitare un pensiero critico.
Nel libro affronti anche i rischi legati all’assenza di una vera “Europa politica”. Quali sono, secondo te, i passi più urgenti che dovrebbero essere intrapresi per rafforzare il progetto europeo e renderlo più vicino ai cittadini?
Occorre un’Europa più vicina ai cittadini. Un’Europa dove si possa eleggere direttamente il Presidente, con un Parlamento espressione diretta dei cittadini e con materie specifiche da trasferirsi in capo all’Europa che deve evolvere in Europa federale. Oggi in Europa le decisioni più importanti sono prese dai governi dei singoli paesi, ciascuno intento a perseguire, legittimamente occorre dirlo, il proprio legittimo interesse. Ma questa Europa non rappresenta una forza bensì una somma di debolezze. Penso a politica estera, energia, economia, per fare alcuni esempi. Colmare il deficit democratico dovrebbe essere la priorità di una politica che abbia visione.
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