Politica

Ancora insulti al ministro Kyenge: “Tornatene in Congo”

“Neanche gli insulti mi fermeranno”. E’ questa la risposta del ministro dell’Integrazione, Cecilie Kyenge agli insulti del movimento neofascista Forza Nuova che, a Macerata, ha scritto sul muro della sede del Pd di via Spalato: “Kyenge torna in Congo”.

Ancora insulti per il ministro Kyenge: "Tornatene in Congo"

Forza Nuova è contraria alla proposta di concedere al ministro la cittadinanza onoraria. Come si legge nella nota diffusa dal movimento: “Non si può svendere la cittadinanza italiana a elementi alieni alla nostra cultura, così come non si può obbligare i cittadini ad applaudire un modello di società multirazziale come quello della banlieu parigina”. Forza Nuova chiede “una revisione in senso restrittivo della Bossi-Fini, procedendo all’espulsione immediata degli extracomunitari che hanno commesso reati in Italia, affinché episodi come l’omicidio di Livorno ad opera di un senegalese con tre decreti di espulsione non si ripetano più”. Ferma la condanna di tutta la cittadinanza di Macerata.

La replica del ministro per l’Integrazione non si è fatta attendere: “Non sono questi che mi fermeranno”, ha detto riferendosi allo striscione di Forza Nuova a Macerata. “La mia risposta non è fondamentale, ma lo è ciò che risponde la società civile. Penso che ognuno – ha aggiunto il ministro, in una conferenza stampa a  margine della conferenza internazionale sullo Stato dell’Unione – abbia diritto a poter esprimere la propria opinione. Noi dobbiamo cercare di costruire un percorso che vada verso la concretizzazione della cittadinanza. Vanno ascoltati tutti, anche chi ha una opinione contraria sul tema: ho sempre detto che un confronto è utile, purché avvenga nel rispetto delle regole”.

Cecilie Kyenge è diventata il simbolo di una battaglia per lo ius soli: “Sono stati presentati 20 disegni di legge alla Camera sullo ius soli – ha spiegato Cecile Kyenge – in questo momento il nostro compito è anche quello di stare dietro al lavoro che si sta svolgendo a livello parlamentare: lo ius soli puro si applica solo negli Usa”. Un percorso lungo che, però, è ben disposta ad affrontare: “Sarà un processo lungo e che – ha concluso – coinvolgerà le due Camere”.

Ma Cecilie Kyenge non è nuova a critiche nei suoi confronti. Subito dopo essere stata nominata ministro sono piovuti commenti non proprio lusinghieri, soprattutto da simpatizzanti della Lega Nord:  “Questa qui ha detto che dobbiamo diventare tutti italiani…io sono italiano, ma sono italiano io, non lei, lei è ospite nostro. Io non voglio farmi governare da una che viene dal Congo belga; io non sono razzista, ma sono italiano, sono genovese, sono padano e quindi voglio essere governato dai miei concittadini, non da questa gente che viene dal Congo, dal Burundi… Io non voglio che mi vengono a insegnare le usanze tribali.  Noi abbiamo il nostro modo di fare, siamo ospitali, noi non abbiamo niente da imparare da questa gente qua”, è il commento di un ascoltatore di Radio Padania. E sempre dalla Lega Nord arriva un altro edificante commento, questa volta è del consigliere leghista del comune di Prato, Emilio Paradiso, che sulla sua pagina Facebook pubblica questo post: “Il Bianco-fiore si è dovuta piegare ai finocchi, e il nero di seppia la lasciano lì?”. Il riferimento al “nero di seppia” è naturalmente rivolto al ministro per l’integrazione Cecile Kyengementre il “bianco-fiore” sarebbe Micaela Biancofiore (Pdl) che a seguito delle dichiarazioni omofobe ha visto sfumare la sua nomina a sottosegretario alle Pari opportunità. Il consigliere si è difeso descrivendola come “una battuta satirica”.

Ma non solo dalla Lega, le “battute” arrivano anche dal Popolo della Libertà. L’onorevole Elvira Savino, dopo la notizia della proposta del ministro Kyenge di estendere la cittadinanza italiana ai figli di immigrati nati in Italia, ha candidamente espresso il suo dubbio su Twitter: “Perché non un ddl sulla poligamia congolese?”.  

Ormai la risposta “Neanche gli insulti mi fermeranno”, dovrà diventare un motto per il ministro.

Sheyla Bobba

Classe 1978. Appassionata di comunicazione e informazione fin da bambina. Non ha ancora 10 anni quando chiede una macchina da scrivere come regalo per il sogno di fare la giornalista. A 17 anni incontra un banchetto del Partito Radicale con militanti impegnati nella raccolta firme per l’abolizione dell’Ordine dei Giornalisti e decide che avrebbe fatto comunicazione e informazione, ma senza tesserino. Diventa Blogger e, dopo un po’ d’inchiostro e font, prende vita il magazine online SenzaBarcode.it Qualche tempo dopo voleva una voce e ha creato l’omonima WebRadio. Con SBS Edizioni & Promozione si occupa di promozione editoriale e pubblicazione. Antipatica per vocazione. Innamorata di suo marito. Uno dei complimenti che preferisce è “sei tutta tuo padre”.

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