Split payment, i Geologi del Lazio in piazza
L’Ordine aderisce alla manifestazione nazionale, prevista per sabato 13 maggio, a Roma. Il presidente Troncarelli: “Per lo Stato i professionisti italiani sono figli di un dio minore. Noi fermamente contrari allo split payment”.
Anche i Geologi del Lazio in piazza a tutela delle libere professioni. L’Ordine, guidato dal presidente Roberto Troncarelli, aderisce alla manifestazione nazionale, organizzata per sabato 13 maggio a Roma, cui prenderanno parte professionisti, Ordini e movimenti professionali di ogni genere per fare comprendere al governo nazionale lo stato di difficoltà in cui versano i lavoratori autonomi.
Una categoria, composta da 1,9 milioni di professionisti italiani, che da sola produce il 12,5% dell’intero Pil nazionale: “Ma nonostante questi numeri – denuncia il presidente dell’Ordine dei Geologi del Lazio, Roberto Troncarelli – lo Stato ha deciso di obbligarci ad un’ulteriore umiliazione e conseguente genuflessione: sottrarci altra aria dai polmoni, oramai asfittici, attraverso la scissione dei pagamenti, meglio nota come “split payment”.
Lo scopo sbandierato è nobile: combattere l’elusione fiscale, con un obiettivo, utopistico, di recuperare 2,1 miliardi di euro! La realtà è tutt’altra, ovvero che l’Erario non sa più dove trovare risorse per continuare a sostenere gli esorbitanti e crescenti costi, ormai fuori controllo, di una spaventosa macchina pubblica, che sta determinando un costante aumento del deficit dal 1984 in poi, dei quali Bruxelles chiede costante rendicontazione”.
Troncarelli utilizza un paragone automobilistico
“È come è stato fatto con gli autovelox: in teoria utilizzati per garantire sicurezza sulle strade, in realtà quasi subito trasformati in strumento per fare “cassa facile”, come dimostrano le ubicazioni delle postazioni mobili, che costituiscono delle vere e proprie imboscate, seminascoste da vegetazione e guardrail”. Secondo il presidente dei Geologi del Lazio, “il contenuto nella manovrina fiscale, diminutivo che vorrebbe addolcire le vergognose difficoltà che implicherà per il mondo della professione, decreterà la morte di altre migliaia di partite Iva, che si aggiungeranno alle circa 500mila degli ultimi 8 anni, causate in parte della crisi, ma soprattutto dal regime aggressivo ed immorale nei confronti dei lavoratori autonomi ed imprese, cui lo Stato impone misure sempre più vessatorie per sopperire alla sua cronica incapacità di trovare misure più eque per tentare di risanare la voragine creata.
Nessun tentativo, insomma, di ridurre una spesa pubblica impazzita e fuori controllo, ma più facile, invece, chiedere sforzi senza fine, nel modo più comodo e vigliacco che conosce, a chi continua, contro ogni logica di buon senso, a dire sempre si: le partite IVA, repliche moderne di San Sebastiano”.
Ma cosa prevede nello specifico la nuova norma sulle libere professioni?
L’articolo 1, comma 1 lettera a) del DL 50/17 modifica, nel tentativo di aggiustare ancora una volta i disastrati conti pubblici secondo le richieste comunitarie, l’art. 17 ter del DPR 633/72, introducendo l’obbligo, a partire dal 1 luglio, di estendere l’applicazione dello split payment, a tutti i professionisti italiani. Peccato che questi già subiscano l’applicazione delle ritenute sui redditi percepiti alla fonte, anticipando allo Stato, anche di 18 mesi, una buona parte del proprio contributo in termini di tasse.
Ora non potranno più beneficiare dell’IVA, da sempre utilizzata per finanziare le attività nel breve periodo prima del raggiungimento dei termini di contribuzione, che sarà, invece, versata dall’Amministrazione direttamente all’erario. In parole povere “incasseranno” di meno, perché l’IVA non gli sarà trasferita.
“A parte il solito balletto scombinato e scoordinato degli uffici preposti, con la mano destra che non sa o smentisce ciò che fa la sinistra – commenta ancora Troncarelli – colpisce anche la disparità di trattamento tra chi fattura soprattutto a pubbliche amministrazioni, sottoposto allo split payement, e chi invece ha il proprio bacino di utenza prevalente nel settore privato (esente); inoltre indigna tutto un corollario di previsioni che aggravano ancora di più un quadro che, definire pre-mortem per la libera professione, non è azzardato.
La conseguenza, nell’immediato, sarà la drastica contrazione delle liquidità disponibili e, in prospettiva, visto il probabile ricorso ad istituti bancari per sopperire a tale effetto, la chiusura per “soffocamento” di migliaia di studi, di tutte le dimensioni, per di più in condizioni di indebitamento ed insolvenza, come in parte sta già avvenendo”.
Oltre al problema finanziario se ne intravede poi un secondo, di tipo economico-fiscale
“Il professionista infatti dovrà continuare a pagare l’IVA sui costi sostenuti e si troverà, pertanto, tout court, in credito di imposta, che potrà compensare in modo molto più penalizzante di prima. Infatti, sempre la “manovrina”, ha ridotto da 15mila a 5mila euro il tetto di compensazione a semplice richiesta”, prosegue preoccupato il presidente dell’Ordine Geologi Lazio, che puntualizza: “Il professionista potrà, quindi, compensare solo parzialmente i crediti, molti dei quali saranno recuperati solo nel lungo termine, magari quando sarà già tardi. Bè, ma allora qui c’è un piano per decretare la morte della libera professione.
Perché cosi facendo si aumenterà l’entità del credito di imposta del professionista e al contempo se ne complicherà la restituzione. Oltretutto il nostro sacrificio sarà pure vano perché il drenaggio di risorse dai professionisti all’Erario produrrà un beneficio solo effimero perché, a regime, si assisterà ad un aumento complessivo dei crediti di imposta con corrispondente aumento dei mancati pagamenti alle PA.