Mafia a Roma, sciogliere l’Assemblea Capitolina?
Da poche ore il Procuratore Capo della Repubblica dott. Pignatone ha dato il via a quella che potremmo chiamare una maxiretata di mafia a Roma
Coinvolti sia appartenenti al sottobosco della politica romana che veri pezzi da novanta, e già ci sorge il dubbio se non sia necessario sciogliere l’Assemblea per infiltrazioni mafiose o, quanto meno, per ragioni di opportunità politica. Si parla di “sodalizio mafioso da anni radicato nella Capitale” che coinvolge non solo l’opposizione e l‘ex Sindaco di Roma Gianni Alemanno con i suoi uomini, è bene ricordare che tutti sono innocenti fino a sentenza passata in giudicato, ma anche pezzi importanti del mondo politico che oggi sono in maggioranza.
Non solo nomi eccellenti come Mirko Coratti, presidente dell‘Assemblea Capitolina, o l’Assessore alla Casa Daniele Ozzimo, parliamo in entrambi i casi del Governo della città. Ma anche nomi meno eccellenti, ma altrettanto pesanti, sono nella lista degli inquirenti: Franco Figurelli, Capo Segreteria dell’Assemblea Capitolina, il capo della segreteria dell’attuale Sindaco Marino, Mattia Stella, e il responsabile della Direzione Trasparenza del Campidoglio, Italo Walter Politano accusato di associazione di stampo mafioso, quest’ultimo nominato dal Sindaco Ignazio Marino il 15 novembre 2013, Politano è di fatto referente al Comune di Roma del Commissario nazionale anticorruzione Raffaele Cantone, e qui la questione si fa grave: sono di uomini chiave del Governo e dell’amministrazione della Capitale.
Le indagini vanno avanti, si parla di cento indagati oltre le persone già in custodia cautelare: quale credibilità può avere ora il Campidoglio? Come in attesa di un finale da film giallo si aspetta che nuovi nomi vengano toccati dall’inchiesta lasciando il dubbio nella cittadinanza su quanto legittimo possa essere l’operato dell’amministrazione nonostante Pignatone parli di sostanziale differenza tra questa amministrazione e quelle che l’hanno preceduta.
Meglio azzerare tutto, commissariare ed aspettare che le indagini facciano il loro corso per volontà politica prima che per volontà della giustizia.