Maestre e precarie storiche, l’insulto arriva da Roma

La città a misura di bambino non esiste, ma abbiamo la Roma di Ignazio Marino che insulta e manda a casa le maestre precarie storiche

Odio parlare di questo, delle maestre, delle educatrici, delle scuole e degli asili ed odio dover scrivere in questi termini dei bambini, ma tant’è che il dovere di cronaca è anche questo e se decidi di far informazione per i temi che “danno la spinta” sei costretta a farla anche se quello che scrivi deprime a tal punto che ti ci vogliono 3 giorni per fare un pezzo che, diversamente, ti prenderebbe un paio di ore.

Detesto questo argomento perché appena mi si para davanti la mia mente comincia ad elaborare incessantemente  domande e mi ritrovo a battere sui tasti in modo nervoso, senza creare veramente un pezzo che sia “notizia”, ma che somiglia più ad un groviglio di pensieri che vanno dal più banale quesito “su cosa si basa la nostra società”? Fino a “ma il sindaco, che diceva di volere una città a misura di bambino, dove è finito?” perché se è lo stesso che sta in Campidoglio “con lo splendido affaccio sui Fori Imperiali che finalmente ho pedonalizzato” (parole sue che ho sentito personalmente) allora qualcosa non mi torna.

Il 21 luglio ero in Piazza del Campidoglio, all’ombra del Palazzo Senatorio – ingresso vietato se non “raccomandato” all’Aula Giulio Cesare – davanti alle scalette d’ingresso transenne e dietro cordone di Polizia di Stato, Digos e Polizia Locale, tutti con l’ordine di “contenere” e non far passare. A voler entrare sono in tanti, effettivamente innervositi, e i risultati li potete vedere nell’intervista a Massimo Fiorenza, ai ragazzi che vigilavano i villaggi rom e ai dipendenti di Farmacap. Ma poi c’è lei, Daniela Pitti, e lei la trovo sempre. Ormai abbiamo un appuntamento non scritto “Daniela dobbiamo smetterla di vederci così!” le faccio una battuta e sorride, “potrai entrare?” le domando ancora “si,  ho ottenuto solo una piccola delegazione, dobbiamo esporre al Consiglio“. Ha un mallopo di volantini e la sua “mission” è sempre il settore educativo.

Daniela Pitti conferma quello che si temeva a giugno, le precarie storiche, quelle che attendono pazientemente da un decennio, che oggi hanno 40 anni, famiglia e figli, quelle che hanno costruito la loro vita sul loro lavoro, si troveranno “sorpassate” dalle idonee del concorso. A settembre avranno la chiamata a giornata, capò e caporali sul posto di lavoro e la consapevolezza che quella città a misura di bambino non è questa Roma.

“Hanno deciso si applicare in maniera autonoma, perché questo non lo sta applicando nemmeno la scuola statale –  precisa Daniela Pitti delegata USB – il decreto legge 101, fra l’altro un’interpretazione di ciò che recita la legge, dando la precedenza alle idonee del concorso pubblico anche per gli incarichi annuali e questo a sfregio di una quarta fascia  che sta attendendo da anni una soluzione per la loro situazione perché sono precarie ormai da dieci anni”

Un sfregio, uno schiaffo o un insulto, decidete voi, ma quello che stanno facendo alle precarie storiche è odioso. Specialmente perché continua quella che sembra la politica del dividi et impera proposta da questa amministrazione, una guerra “tra poveri” che adesso vuole far scontrare le precarie storiche contro le idonee. In tutto questo ci sono sempre i bambini, che assorbiranno lo stress delle maestre, che si troveranno ad affrontare un anno scolastico certamente difficile.

Daniela Pitti spiega perfettamente il dramma che stanno vivendo le precarie storiche e tutto il settore dell’educazione nella città di Roma. Se fossimo tra le pagine di un romanzo, direi che non si riuscirà mai a vedere la Capitale a misura di bambino, perché l’Amministrazione non riesce ad essere così grande e le sue visioni sono troppo ristrette. Ma siamo in un blog, SenzaBarcode e quindi devo essere meno poetica e più distaccata. Mi limiterò a dire che, probabilmente, in campagna elettorale Ignazio Marino ha preso le misure del suo mandato basandosi sulla grandezza dei bambini e forse è stato un errore di valutazione.

Da qui potete scaricare il volantino dell’USB:Chi vuol esser servo sia. 21/07/02014

[youtube]https://youtu.be/9JBXpKDoD8k[/youtube]

Sheyla Bobba

Classe 1978. Appassionata di comunicazione e informazione fin da bambina. Non ha ancora 10 anni quando chiede una macchina da scrivere come regalo per il sogno di fare la giornalista. A 17 anni incontra un banchetto del Partito Radicale con militanti impegnati nella raccolta firme per l’abolizione dell’Ordine dei Giornalisti e decide che avrebbe fatto comunicazione e informazione, ma senza tesserino. Diventa Blogger e, dopo un po’ d’inchiostro e font, prende vita il magazine online SenzaBarcode.it Qualche tempo dopo voleva una voce e ha creato l’omonima WebRadio. Con SBS Comunicazione e SBS edizioni si occupa di promozione editoriale e pubblicazione. Antipatica per vocazione. Innamorata di suo marito. Uno dei complimenti che preferisce è “sei tutta tuo padre”.

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