Cronaca

Fasano jazz Festival: intervista a Vincenzo Deluci (1° parte)

Intervista a Vincenzo Deluci per Senzabarcode.

SenazaBarcode, in qualità di madiapartener ufficiale del Fasano jazz Festival, ha intervistato numerosi artisti che hanno partecipato all’evento. Tra questi vi è Vincenzo Deluci, un grande talento di Fasano, che ha fatto della musica una vera e propria fede.

Nel 1994 vince una borsa di studio grazie ad un progetto Siena Jazz in collaborazione con la Comunità Europa, un esempio di sostegno all’arte provenite anche da istituzioni comunitarie. Ma oggi che tipo di supporto ricevono gli artisti emergenti da parte delle istituzioni nazionali e comunitarie?

Diciamo pure che oggi, con i Conservatori di Musica, dove è possibile studiare uno strumento e con le varie classi di jazz e strumento jazz, si può accedere a costi contenuti diplomandoti o laureandoti, ma per me, la migliore scuola rimane il palco, il live, provare con il proprio gruppo ed ascoltare quanta più musica possibile, magari non solamente jazz ma tutta la MUSICA !!!  Il problema che l’artista, in questo caso, musicista, in Italia, primo non è tutelato, secondo è considerato pochissimo dalle istituzioni, mentre in alcuni sati vicini, Tipo FRANCIA, è supportato in molte cose, ma mi viene in mente anche Vienna, se esci una sera, consulti quei giornalini degli eventi, trovi l’imbarazzo della scelta di cose artistiche più disparate, vedendo tutte le sale, teatri e vari luoghi affollati dal pubblico, dovremmo chiederci come mai… ?

Nel 2010 torna alla musica con uno spettacolo musicale con voce narrante, VienDante. Da cosa nasce quest’idea?

scrivono di me:
Nel 2004 Vincenzo Deluci ha 30 anni ed è un trombettista e compositore pugliese, nel pieno della sua carriera artistica. La critica ed il pubblico si innamorano di questo giovane talento del jazz italiano. Partito da Fasano, piccolo paese in Provincia di Brindisi, Vincenzo condivide i palchi con Lucio Dalle e Vinicio Capossela e gira il mondo fino a calcare le scene del Blue Note di New York, mescolando le note della sua tromba ai vocalizi di Cassandra Wilson. E’ autunno quando l’inferno irrompe nella vita di Vincenzo: coinvolto in un terribile incidente stradale, il trombettista resta gravemente ferito. La diagnosi è inesorabile: la colonna vertebrale di Vincenzo riporta lesioni permanenti che lo rendono tetraplegico a vita.  Vincenzo perde l’uso del corpo, comprese quelle dita impregnate di talento che premevano con talento e passione i tasti della sua tromba. Per Vincenzo è una vorticosa discesa agli inferi fatta di dolore, privazioni e dipendenza. La chirurgia e la fisioterapia portano come massimo risultato un residuo movimento dell’avambraccio sinistro, ma ciò nonostante Vincenzo non rinuncia alla passione per la vita e per la musica.  Forza di volontà e tecnologia lo aiutano a riprendere in breve tempo il lavoro di compositore, conservando nel cuore una grande speranza: tornare a suonare dal vivo. L’opportunità gli è data dall’amicizia con Giuliano Di Cesare, musicista, inventore e compagno di tromba dai tempi del Conservatorio. Insieme, a partire dal 2006, iniziano a progettare il ritorno alla musica live di Vincenzo. In tre anni, progettano e realizzano la loro “invenzione”, un prototipo di “slide trumpet” modellato sulle limitate possibilità motorie di Vincenzo. Parallelamente, Vincenzo rilegge in musica la Divina Commedia di Dante Alighieri, metafora della sua vita attraverso cieli paradisiaci e gironi infernali. Compone così, con il solo ausilio di un puntatore ottico, un’opera inedita, visionaria e corale intarsiata dalle note della sua nuova tromba e impreziosita dalle letture di Peppe Servillo, voce degli Avion Travel. Il risultato è VianDante, un viaggio dal Paradiso all’Inferno, andata e ritorno. Un’esperienza artistica e umana che può toccare chiunque, inaspettata “nel mezzo del cammin di nostra vita”.

Cosa influenza la sua attività artistica?

Mah che dire, a me piace la vita, prendo e faccio mio ogni istante, anche quello che può sembrare  meno importante, improvviso, respiro e guardo quello che mi è attorno, tutto questo chiaramente lo metto in musica, in ogni nota, ed ogni nota non è mai uguale a se stessa, perché ogni istante come nella vita non è uguale a se stesso… chiudendo gli occhi e non vedendo è come vivere in un mondo visionario e fare o trasportare in un sogno chi ti ascolta.

Quali crede che siano, o meglio saranno in futuro, le prospettive della musica jazz in Italia?​

Io penso che ormai la musica jazz se proprio dobbiamo catalogarla, poi è solo una nostra considerazione definirla jazz, per me la parola “JAZZ” può essere tutto e niente, nel senso ascoltare alcuni lavori di Jan Garbarek o Mark Stockausen a volte potremmo definirla musica classica, orchestra, cori… se pensiamo che il jazzè cito una definizione tratta da un libro di storia del jazz: il jazz è una forma musicale contemporanea, di cui l’improvvisazione costituisce la caratteristica fondamentale. Nato nei primi anni del XX secolo nelle comunità afroamericane del sud degli Stati Uniti, è frutto di una confluenza di tradizioni musicali africane ed europee. Oltre all’improvvisazione, le sue caratteristiche peculiari sono il ritmo swing spesso sincopato, la poliritmia ed il tono malinconico dell’uso delle blue note. La definiscono contemporanea, vediamo che è passato un secolo, e che con l’elettronica, gli hardware può cambiare, anzi, cambia totalmente gli scenari, l’unica differenza per me è che la musica classica (Beethoven, Bach, Mozart) è scritta e noi possiamo solo interpretarla, ma siamo sicuri che la nostra interpretazione sia quella giusta? nel senso proprio di come l’hanno pensata quando scritta i compositori citati? ed il jazz, o meglio la musica improvvisata, può avere delle forme (strutture) ma anche no, quindi il musicista diventa l’interprete e compositore istantaneo, esplorando di volta in volta sonorità e colori in base allo stato d’animo di quel momento. Penso che in Italia le prospettive di questa musica, sono ancora inesplorate o poco esplorate, ci sono tanti musicisti bravissimi che fanno ricerca di questo tipo,  ma la cultura della maggior parte del pubblico o ascoltatore ancora non è pronta, scambiano jazz con Cammariere, Gualazzi ecc…

 Leggi la seconda parte

Clelia Tesone

E m'abbandono all'adorabile corso: leggere, vivere dove conducono le parole. La loro apparizione è scritta; le loro sonorità concertate. Il loro agitarsi si compone, seguendo un'anteriore meditazione, ed esse si precipiteranno in magnifici gruppi o pure, nella risonanza. Una delle più belle citazioni di Paul Valery per molti, come me, che crescono tramite una pagina, che sia letta, scritta o studiata.

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