Legge elettorale: al via la tempesta post-incostituzionalità
Legge elettorale, due parole che negli ultimi anni sono diventate l’incubo dei cittadini, costituzionalisti e politici italiani che molto dubitavano sulla legittimità del c.d. Porcellum, la l.270/2005.Ma dopo il fatidico intervento della Corte Costituzionale cosa è successo? ma soprattutto cosa succederà?
Mercoledì 4 dicembre 2013 è forse una data che entrerà nella storia italiana. La perplessità e lo sconcerto,dilagato nei media il giorno successivo alla fatidica pronuncia di incostituzionalità della legge elettorale, è forse giustificato, ma non di certo causato dall’imprevisto esito della sentenza, più volte paventato da esperti costituzionalisti e semplici elettori, che proprio non riuscivano a comprendere perché era loro precluso di scegliere il proprio candidato in Parlamento.A quanto pare la Corte, dopo aver vagliato attentamente la norma, ha ritenuto illegittimi ben due punti: premio di maggioranza e le liste bloccate.
Ma in cosa consistono questi due caratteri essenziali della legge elettorale?
Grazie alle c.d. liste bloccate l’elettore non poteva votare un preciso candidato, ma si limitava ad esprimere la propria preferenza per una lista, i cui membri erano individuati dalle Segreterie di partito. Un’anomalia non solo rispetto alle normativa in materia di molti Stati europei e non, ma anche per il nostro stesso ordinamento, che prevedeva questo sistema solo per le elezioni politiche e non anche per le elezioni europee, regionali e comunali.
Il premio di maggioranza è un’altra peculiarità della legge elettorale Calderoli. Questo consiste in una percentuale di seggi, maggiore rispetto a quella proporzionalmente attribuita in base ai votanti, che veniva assegnata al principale partito o coalizione, per garantire una maggior governabilità. La legge, inoltre, prevedeva diversi ambiti territoriali per l’attribuzione del premio: per la Camera dei Deputati si prendeva in considerazione l’intero territorio italiano, mentre per il Senato la circoscrizione coincideva con il territorio di una Regione.
Le prime parole del Presidente della Repubblica, in seguito alla pronuncia che nel tardo pomeriggio del 4 Dicembre ha scosso l’Italia, sono piuttosto eloquenti, un intervento legislativo sembra indispensabile:
“La decisione della Corte Costituzionale non può aver stupito o colto di sorpresa chiunque abbia ricordo delle numerose occasioni in cui sono intervenuto per sollecitare fortemente il Parlamento ad intervenire (…) La riforma del Porcellum ormai è un imperativo”.
A tal proposito sono sorte non poche perplessità su un possibile intervento del Parlamento. Infatti un Parlamento eletto sulla base di una norma incostituzionale non è carente di legittimità?
Gli stessi deputati M5S, nella mattinata del 5 Dicembre, avevano protestato con veemenza, sostenendo l’illegittimità della nomina di ogni singolo membro del Governo e dell’organo legislativo, provocando un intervento della Boldrini, la quale ha sostenuto che :
“La Camera è pienamente legittima e legittimata a operare. Si è semplicemente fatta interprete dell’urgenza di una riforma della legge elettorale, nel segno di una piena collaborazione istituzionale”.
Difatti la Corte Costituzionale, pur non avendo reso note le motivazioni, che saranno pubblicate con il dispositivo della sentenza, ha espressamente chiarito la questione:
“Resta fermo che il Parlamento può sempre approvare nuove leggi elettorali, secondo le proprie scelte politiche, nel rispetto dei principi costituzionali”.
Se da un punto di vista teorico non ci sono ostacoli alla formulazione di una nuova legge elettorale, dal punto di vista meramente pratico le difficoltà, che da mesi si erano palesate, non sono di certo scomparse, ma anzi, se è possibile, ora sono ingigantite dagli animi esasperati dei politici, ma ancor di più degli elettori, che hanno il diritto a poter esprimere, alle prossime elezioni, la propria volontà politica non semplicemente sulla base di una legge rimediata dalla Consulta.
Dopo la dichiarazione di incostituzionalità, le varie forze politiche hanno assunto posizioni differenti, senza dimenticare l’acceso dibattito tra Camera e Senato. Se da un lato Montecitorio, tramite la conferenza dei capigruppo, rivendica la legge elettorale, sostenendo la propria competenza ad intervenire sulla riforma, Roberto Calderoli , vicepresidente del Senato, ha energicamente sostenuto che la legge
“Non si muove da Palazzo Madama”.
nonostante lo stallo, che da fin troppo tempo blocca la riforma tra le mani dei senatori.
“Tutti i diritti riservati. Non è consentito copiare, modificare o utilizzare altrove questo articolo, né per scopi commerciali né per la trasmissione a terzi senza la nostra previa autorizzazione. E’ possibile copiare le prime 5/10 righe del testo indicando fonte (con link attivo) e autore dell’articolo. Mandare una mail a ufficiostampa@www.senzabarcode.it indicando dove è stato condiviso il pezzo.”