Fiat negli Stati Uniti: il trasferimento non è all’ordine del giorno
Trasferire la sede centrale della Fiat negli Stati Uniti una volta completata la fusione con Chrysler. E’ questa l’indiscrezione che ha fatto il giro del Mondo e che ha assunto una veste più autorevole in quanto diffusa dalla nota agenzia di stampa americana Bloomberg.
Da tempo ormai si parla del possibile trasferimento del quartier generale della storica industria automobilistica di Torino a Detroit. Ma, stando a quanto replicato da Lingotto, non si tratta di un avvenimento all’ordine del giorno. L’idea nacque lo scorso anno dopo l’incontro tra Marchionne e L. Brooks Patterson, capo del Consiglio della Contea di Oakland, dove ha sede Auburn Hills, la citta’ che ospita il quartier generale di Chrysler. A Marzo l’Amministratore Delegato di Fiat aveva affermato la possibilità di trasferimento entro la fine dell’anno. La stessa agenzia americana ha comunque dichiarato che non si tratta di una decisione definitiva e ha accennato all’esistenza di ulteriori opzioni ancora in sede di valutazione.
La reazione della borsa a questa notizia è stata immediata e ha portato alla azienda di Torino un aumento di due punti percentuali.
Anche i sindacati non hanno tardato a dare la loro risposta. Il Segretario Generale dell’Ugl (Unione Generale del Lavoro) ha affermato che “Sergio Marchionne probabilmente sta valutando da anni, non in questi giorni, la possibilità di trasferire la sede Fiat da Torino agli Usa ed è anche per evitare questo se dal 2010 abbiamo fatto degli accordi per migliorare la produttività”, evidenziando che “fondamentale è che in Italia restino almeno le braccia cioè gli stabilimenti e quindi i lavoratori”. Aggiungendo poi “Questa scontata ma non positiva notizia dovrebbe far riflettere il governo, perché si tratta di un fenomeno non isolato. Bisogna trovare il modo di rendere nuovamente appetibile da un punto di vista industriale questo Paese, non abbassando i diritti ma creando nuove infrastrutture e alleggerendo il fisco“.
La decisione muoverebbe dai brillanti risultati delle vendite di Fiat nel Nord America. Mentre infatti in Italia il mercato delle automobili è quasi fermo, il 75% dei profitti operativi del gruppo arriva proprio dai paesi settentrionali degli Stati Uniti.