Cronaca

Un errore di gioventù. Non c’è Giustizia per il giustiziato

La seconda fatica letteraria di Elena Genero Santoro, edito da 0111 edizioni “Un errore di gioventù”… una parola che ha lo stesso suono di “giustizia” con la pena capitale non c’entra proprio nulla.

Futura è incinta per la seconda volta e a Patrick sembra che il loro mondo sia perfetto, ma una notizia dal passato potrebbe scombinare tutto. Patrick infatti viene contattato da una sua ex, Arlene, che gli confessa di avere una figlia quasi adolescente,  potrebbe essere sua. Lui però non ha il coraggio di rivelarlo alla moglie. Non basta, arriva una seconda notizia  destinata a portare dolore. Futura e Patrick sono da anni gli amici di penna di Luis, detenuto in Alabama per un omicidio commesso quindici anni prima sotto l’effetto di stupefacenti e condannato a morte. Ora l’iter processuale è terminato e l’esecuzione è stata fissata proprio nel giorno in cui è previsto il termine della gravidanza di Futura. Solo Mac, un amico di Patrick e Futura, nonché personaggio pubblico, potrebbe avere qualche chance per ottenere la grazia per Luis, ma prima dovrà mettere da parte i propri pregiudizi.

Elena Genero Santoro  parla del libro:

“I fatti narrati e i personaggi descritti in questo libro sono frutto di fantasia. Ogni somiglianza con avvenimenti e persone reali è puramente casuale. I luoghi, ove citati e descritti, invece sono reali. Luis Crawford invece non è mai esistito e il suo caso giudiziario non è ispirato ad alcun avvenimento specifico. Tuttavia, dal 2002 al 2010 ho avuto la fortuna e l’onore di diventare amica di penna di Martin “Eddie” Grossman. Il nominativo di Eddie mi è stato fornito dalla persona di riferimento nella Comunità di Sant’Egidio, che da sempre lotta contro la pena di morte. Eddie era un prigioniero nel braccio della morte in Florida e il 16 febbraio 2010 è stato ucciso. Non riesco a scrivere “giustiziato” perché dal mio punto di vista, una parola che ha lo stesso suono di giustizia con la pena capitale non c’entra proprio nulla.

Questo libro è dedicato a lui. In ogni caso, la mia lunga corrispondenza con quest’uomo, iniziata con leggerezza undici anni fa, mi ha profondamente arricchito umanamente e mi ha radicato nella convinzione che i carcerati non sono dei “mostri” – per lo meno, non necessariamente – ma delle persone, spesso sole, in cerca di calore umano e di normalità e che l’applicazione della pena di morte, su cui si potrebbe discutere come concetto in sé, è effettuata con criteri quantomeno discutibili. Attualmente sono in contatto con altri due condannati, che, sarà un caso, sono neri. Non voglio fare i loro nomi perché il loro iter giudiziario non è ancora concluso. I miei tre corrispondenti (Eddie, più i due attuali) sono persone molto diverse tra di loro, ma tutte ugualmente gradevoli e motivate a vivere. Tutto ciò che denuncio sulla questione (il razzismo, le condizioni di vita nel carcere, persino gli orari in cui vengono serviti i pasti e l’esecuzione di innocenti) è reale e documentabile. La lettera che Mac riceve dal Governatore dell’Alabama è stata formulata sulla falsariga di quella che ricevetti io dal Governatore della Florida dopo aver scritto per chiedere la grazia per Eddie. Il caso citato di Angel Diaz è reale. Si ringrazia il Correctional Department di Atmore (Alabama) per le informazioni relative all’accesso al carcere da parte dei visitatori.”

Quando Elena mi ha inviato qualche informazione del libro non mi aspettavo così “tanto”. I temi della Giustizia, delle carceri, della pena capitale, i diritti civili… tutti pilastri di SenzaBarcode. Abbiamo da poco pubblicato un comunicato di Nessuno Tocchi Caino, sull’ondata di esecuzioni in Iran e già le sole poche parole di Elena Genero Santoro, seppur inserite in un romanzo tra una storia più “leggera” ci riportano subito alle urla che possiamo immaginare di un condannato a morte che attende giustizia. Ha ragione Elena, la parola giustizia nulla ha a che fare con la pena capitale. Mai.

Presto avrò tra le mani il suo lavoro e sarò felicissima di leggerlo e recensirlo quanto prima. Allo stesso modo invito scrittori emergenti ad “usarci” contattandoci a ufficiostampa@www.senzabarcode.it, parlateci del vostro libro, ed inviatecelo se desiderate una recensione.

Sheyla Bobba

Classe 1978. Appassionata di comunicazione e informazione fin da bambina. Non ha ancora 10 anni quando chiede una macchina da scrivere come regalo per il sogno di fare la giornalista. A 17 anni incontra un banchetto del Partito Radicale con militanti impegnati nella raccolta firme per l’abolizione dell’Ordine dei Giornalisti e decide che avrebbe fatto comunicazione e informazione, ma senza tesserino. Diventa Blogger e, dopo un po’ d’inchiostro e font, prende vita il magazine online SenzaBarcode.it Qualche tempo dopo voleva una voce e ha creato l’omonima WebRadio. Con SBS Edizioni & Promozione si occupa di promozione editoriale e pubblicazione. Antipatica per vocazione. Innamorata di suo marito. Uno dei complimenti che preferisce è “sei tutta tuo padre”.

3 pensieri riguardo “Un errore di gioventù. Non c’è Giustizia per il giustiziato

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