Comunicazione e paura delle parole
Tacere e silenziare le richieste è segno di poca solidarietà e poca voglia di affacciarsi ad un futuro che si prospetta sempre più vario e diversificato.
Tra le più o meno velate accuse che mi ritrovo talvolta nella mia bacheca Instagram, una delle ultime, mi ha fatto riflettere su quanta strada c’è da fare ancora sul tema della comunicazione e sui termini da utilizzare quando si affrontano alcuni discorsi.
L’appunto che mi veniva rivolto era : Ma perché avete paura delle parole?
In effetti, mi rendo conto, che l’attenzione sempre crescente verso l’utilizzo corretto dei termini per definire una persona, una sua caratteristica o qualità, sembra più un vezzo che non reale necessità. E giustamente dando una veloce lettura dei fatti, delle argomentazioni portate alla ribalta dai giornali e dai media in generale sembra ci sia soltanto la voglia di infastidire più che di capire.
Una cosa però vorrei fosse chiara. Ogni anno il vocabolario Treccani, l’Accademia della Crusca ed in generale gli atenei accademici arricchiscono e approfondiscono alcuni termini per promuovere e divulgare un corretto utilizzo degli stessi al fine di parlare nel modo più corretto possibile. Se per motivi personali vogliamo continuare ad utilizzare un termine ormai in disuso o diventato vagamente offensivo, siamo liberi di farlo ma non attacchiamo chi invece si sforza di stare al passo coi tempi e di migliorarsi.
Forse han paura delle parole quelle persone che si scandalizzano che ormai certi termini non siano più utilizzabili, che han paura che definendo meglio una categoria o una cultura venga meno loro il privilegio di far parte di un’elite.
L’evoluzione della lingua è insita nella storia di un paese, è il perno del cambiamento culturale che porta ad un’umanità più omnicomprensiva e solidale.
Ascolta
Pingback: Parole e voci sul mare a Camogli - SenzaBarcode, info e cultura