Dopo la frase omofoba pronunciata al convegno del Liceo Cavour di Roma da Gianfranco Amato. L’ANDDOS risponde al presidente dei Giuristi per la Vita

Frase di una violenza intollerabile quella pronunciata da Gianfranco Amato, presidente dell’associazione dei Giuristi per la Vita, in occasione del convegno al Liceo Cavour di Roma.
Da un presidente di associazione, con cui avevamo avuto già modo di avere uno confronto attraverso i media di Empoli sul tema delle trascrizioni delle unioni civili, ci aspettavamo un momento di riflessione e progettualità contro ogni forma di violenza e discriminazione, ci aspettavamo pertanto un confronto sereno e non un atteggiamento offensivo, assolutamente irrispettoso nei confronti della comunità LGBTI e delle famiglie omosessuali a cui si faceva riferimento nel convegno.

Forse l’avvocato Amato non ha ancora compreso che l’omofobia non è un’opinione e che l’istigazione all’insulto non è una libertà di espressione: quella frase pronunciata in una scuola non tiene conto minimamente dei problemi psicologici, affettivi e relazionali quotidianamente affrontati dai giovani studenti omosessuali, a causa proprio degli effetti nocivi e pericolosi derivanti dall’accanimento di compagni di scuola omofobi e violenti. Paragonare un rapporto affettivo tra due persone ad un accoppiamento con un cane è una espressione di una violenza verbale inaccettabile. L’offesa omofoba sembra ormai lecita in questo Paese che, prima di ogni disegno di legge specifico, avrebbe bisogno di cultura. Avrebbe bisogno di formazione sociale e collettiva. Avrebbe bisogno di promuovere la cultura del rispetto partendo proprio dalle scuole e dalle famiglie. Il vero animale non è il cane citato nell’esempio dall’avvocato, ma questo atteggiamento che calpesta la dignità. La diversità va accolta e vissuta come ricchezza di espressione e non come insulto gratuito.

“Ti voglio bene” è una poesia anche tra due giovani omosessuali da proteggere e dalla quale imparare e trarre proprio dignità in questa società che invece offende, insulta, disprezza, provoca dolore. Una società che invece non sa rispondere con comprensione e sensibilità. Il rispetto del diverso è ormai una virtù che appartiene a pochi eletti. Chi calpesta la dignità degli altri si illude di vivere dignitosamente meglio. Ma inganna solamente se stesso.

Mario Marco Canale (Presidente Nazionale ANDDOS)

By SenzaBarcode Redazione

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