r-MENTALGASSI-large570Un volto dipinto su di un cassone di raccolta differenziata.
Semplice, immediato, fa sorridere e, soprattutto, sembra banale, ma in realtà è un modo diretto per invitare a riflettere. Serve per dare un volto diverso alla città, elaborando elementi comuni, cui nessuno fa mai caso, per trasformarli in piccole opere d’arte, che allietano le grigie città. E obbliga i passanti a uscire dalla loro alienazione facendo caso a ciò che hanno intorno.

Si tratta della Street art del collettivo tedesco Mentalgassi e non ha niente a vedere con la deturpazione. I componenti hanno iniziato singolarmente come writers, unendosi poi alla fine degli anni ’90.
Rimangono anonimi ma di sé stessi, dicono

Per noi la street art è soprattutto divertimento – hanno dichiarato i membri di Mentalgassi, che restano nell’anonimato. Ci capita però di fare le cose in modo professionale. Nel 2012 i nostri lavori sono stati esposti in due musei e in una galleria d’arte.

Ma non solo. La loro capacità artistica volta alla sensibilizzazione fu sottolineata nel 2010 quando furono chiamati da Amnesty International a collaborare alla campagna “Making the invisible visible“.

In quell’occasione i membri del collettivo incollarono il volto di Troy Davis dividendolo tra le sbarre di una ringhiera in modo che fosse possibile la visione di questo solo da una determinata angolazione.

Davis era stato condannato alla pena di morte nel 1991 ma, per i dubbi circa la sua colpevolezza furono 20 anni di agonia. L’uomo fu giustiziato solo nel 2011.
Amnesty e il collettivo non hanno potuto fare niente per fermare ciò, se non sensibilizzare l’opinione pubblica sul problema sempre presente della pena di morte, grazie a quest’arte sottilmente penetrante.

Vai al blog del collettivo per vedere altre opere

By Sheyla Bobba

Sheyla Bobba - Direttore Classe 1978, coltiva fin da bambina una profonda passione per la comunicazione e l’informazione. A meno di dieci anni chiede in regalo una macchina da scrivere: il primo passo verso un sogno che non l’ha mai abbandonata. A 17 anni, l’incontro con i militanti del Partito Radicale impegnati nella raccolta firme per l’abolizione dell’Ordine dei Giornalisti segna un punto di svolta: sceglie consapevolmente di dedicarsi all’informazione senza tesserino, guidata da un’idea di libertà e indipendenza. Nel tempo costruisce una solida esperienza nel mondo digitale, collaborando a diversi progetti online e approfondendo le dinamiche della comunicazione sul web. Dopo anni di attività sul campo, nel 2012 dà vita al magazine online SenzaBarcode.it. Dal 2019 affianca al portale anche WebRadio SenzaBarcode, ampliando le possibilità espressive del progetto. Con SBS Edizioni & Promozione cura la comunicazione editoriale e la valorizzazione di autori emergenti, affiancando le attività redazionali a quelle promozionali. Si definisce antipatica per vocazione. Innamorata di suo marito. Uno dei complimenti che preferisce è “sei tutta tuo padre”.

Cosa ne pensi?

error: Condividi, non copiare!