In “L’azzurro sopra”, Sandra Vezzani racconta il suo percorso verso l’armonia e la gentilezza attraverso la poesia. Leggi l’intervista per approfondire i temi e le emozioni del libro.

Sandra Vezzani, autrice de “L’azzurro sopra“, pubblicato da Aletti Editore, ci offre una raccolta poetica che abbraccia il tema della rinascita e dell’armonia interiore. Il libro, nato in parte durante un viaggio a Procida, si sviluppa come una “fioritura” personale e collettiva, dove la poesia diventa strumento di connessione e riflessione profonda. Sandra, con un passato radicato nella cooperazione e nel mondo della comunità, porta nelle sue poesie l’essenza delle sue esperienze itineranti e del suo desiderio di autenticità. Attraverso una narrazione che esplora sia la bellezza naturale sia le contraddizioni dell’animo umano, “L’azzurro sopra” invita il lettore a riscoprire il valore della gentilezza, della cura e dell’uguaglianza.

In “L’azzurro sopra” parli di un percorso di armonia e riconciliazione con te stessa. Come è nata questa raccolta di poesie e cosa rappresenta per te questo viaggio interiore?

Un approdo felice scandito da un continuo mio cammino nelle ardue contrade dell’esistenza, un ritrovare nell’immenso azzurro di mare e cielo quell’angolo di quiete in cui raccogliersi per ascoltare il canto del proprio cuore. Sono poesie di fiducia, diverse tra loro, eppur capaci di convivere in un unico racconto che, al pari della realtà, non può essere un quadro monocromatico, ma un insieme multiforme  di colori differenti. 

Nel libro emerge un legame molto profondo con la natura e con l’isola di Procida. In che modo questo luogo ha influenzato la tua scrittura e quali sensazioni ha evocato in te?

Procida è semplicemente “l’isola”. L’isola più piccola del Golfo di Napoli, una gemma che brilla da lontano quando, a bordo del traghetto,  si iniziano a scorgere le sue sfaccettature, il volo basso dei gabbiani che lambiscono le acque del mare e che accompagnano la navigazione e ti invitano  a sbarcare. E poi è  Terra Murata, la parte più alta dell’isola e ancora Marina di Corricella, l’ incantevole borgo, e ancora è  il richiamo del mare, delle piccole imbarcazioni, sempre pronte a salpare, è  il legame con la propria casa, ognuna dipinta di un colore diverso affinché ogni pescatore potesse riconoscerla dal mare. Quanta Poesia! Per gli amanti della letteratura è l’Isola di Arturo di Elsa Morante, per i cinefili è uno dei luoghi in cui fu girato Il postino con Massimo Troisi; per me è stata la più bella ispirazione per scrivere questa raccolta di poesie. 

La copertina del libro presenta un’immagine molto forte, che sembra voler riflettere l’essenza della poesia. Come hai scelto questa immagine e quale messaggio desideri trasmettere al lettore attraverso di essa?

Una pennellata di colore, una striscia di azzurro, a conferma che la realtà, seppur difficile, lascia sempre intravedere a chi ha occhi per guardare in alto, una speranza! Una sorta di “divino azzurro” che al pari di un oggetto magico si frappone e si sovrappone, è presente e lo si percepisce anche nelle tenebre più fitte. Ciò che voglio trasferire è  proprio questo: a non aver paura delle emozioni, perché esse, al pari di una “preghiera” si alzano al cielo 

Le tue poesie parlano di fiducia, ma anche di solitudine e delle contraddizioni della nostra società. Cosa vorresti che i lettori portassero con sé dopo aver letto “L’azzurro sopra”?

Consapevolezza e Curiosità! Seneca amava ripetere “conosci te stesso”. La poesia ci può aiutare nel processo di conoscenza di noi stessi, ma anche nel rapporto con gli altri e con la società  e i suoi problemi nel mondo. Noi viviamo immersi nel mondo  delle relazioni e nel contesto sociale,   la meditazione poetica che potrebbe apparire a uno sguardo superficiale,  un allontanamento dalla realtà,  è invece la forma più  immersiva per poter affrontare il cambiamento, anche quello sociale. E infine la Curiosità che diviene fondamentale, come pure il bisogno di sperimentare, di narrare e di narrarsi: entrambe parti del viaggio della vita!

Nella prefazione, Hafez Haidar parla di un viaggio verso orizzonti lontani, una metafora della vita stessa. Qual è il messaggio più importante che desideri trasmettere con questa raccolta di poesie?

Il messaggio è che la poesia ha un potere terapeutico e può rappresentare per ognuno di noi un incontro fertile che diventa scuola di pensiero e di metodo. Ha a che fare con “lo stare bene”. Una delle ragioni questa che mi spinge a coltivare  un piccolo sogno,  rivolto soprattutto ai giovani. In un contesto di quasi assoluta comunicazione digitale,  la mia volontà sarebbe, di costruire un laboratorio di poesia scritta e letta, affinché i giovani possano riscoprire il piacere di tornare a prendere in mano  una penna e scrivere a mano tirando fuori le emozioni e sviluppando quelle capacità cognitive a cui si stanno col digitale disabituando. Una sorta di Poetry therapy come aiuto e supporto a prendersi cura del proprio benessere ma anche in generale della Natura. Ascolto, lettura, reading, composizione, confronto a partire da una poesia/ canzone con la finalità, fino a piena fioritura in armonia, di coltivare la parte più delicata e potente dell’uomo /a e del mondo che lo ospita: quella Poetica!

Hai avuto esperienze molto intense nel mondo della cooperazione e della comunità. Come queste esperienze hanno influenzato la tua poetica e la visione del mondo che esprimi nelle tue opere?

Le esperienze lavorative e la passione che ho sempre coltivato nel lavoro, mi hanno preservato dal pericolo di cadere nell’indifferenza e in quel processo di “anestetizzazione dei cervelli” che ahimè, vedo incombere nella nostra attuale società.  Coltivare e incontrare anche gli insuccessi e le difficoltà non è un fatto negativo, ci si allena a cadere, si scopre il valore dell’umiltà e se si è Perseveranti, come credo di essere stata io, ci si rialza, arricchiti e con nuova energia.

Credo che sarebbe ora di insegnare a cadere, piuttosto che a vincere! Scrivere, e soprattutto liriche poetiche, è per me la forma più alta di narrazione e di autenticità che posso regalare al mondo. Inoltre scrivere è lasciare tracce di noi,  e io questo vorrei,  poiché penso che se anche una sola persona è raggiunta dalle mie liriche  e si riconosce nella mia poetica, io sarò riuscita a tramandare l’essenza del mio cuore,  in questa continua danza in cui mente e corpo si confondono e si mostrano insieme.

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By SenzaBarcode Redazione

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