Nel mondo dell’investigazione digitale con Emilio Luchetta
Parliamo di investigazione digitale con Emilio Luchetta, Investigatore Digitale e Direttore Tecnico di InSide.
Attacchi informatici, vendette pornografiche, phishing, e tante altre attività malevoli che vengono commesse attraverso l’uso dello strumento tecnologico hanno la possibilità di essere contrastante e portate allo scoperto attraverso l’investigazione digitale. Ma chi è l’investigatore digitale? Scopriamo insieme questa figura professionale con Emilio Luchetta Direttore Tecnico di InSide di Porto Recanati ovvero uno dei pionieri – se non il primo in Italia – ad iniziare questa particolare tipologia di investigazione che si concentra e sviluppa nel cyberspazio, fantastico mondo del web.
Emilio Luchetta è un investigatore privato che per curiosità e soprattutto passione inizia con la sua squadra di esperti a dedicarsi alle indagini in rete per il contrasto della pirateria informatica – illecito con cui si cercava di vedere la tv senza pagare i diritti dovuti. All’esordio nella sua attività di investigazione digitale la pirateria informatica era il reato maggiormente perseguito dalle procure strada facendo. Grazie allo studio e alla scoperta di quelli che oggi conosciamo come reati informatici o commessi attraverso l’uso della rete la professione di Emilio Lucchetta diventa col tempo un corretto e valido supporto sia per le indagini digitali a cura delle procure attraversa la polizia giudiziaria che sostegno alla delicata attività indagine difensiva che il difensore predispone per cercare la verità e tutelare il proprio assistito.
L’attività di investigazione digitale diventa anche un sistema di Intelligence attraverso il quale il nostro investigatore digitale riesce a studiare metodologie e azioni di contrasto al crimine informatico per la tutela e la protezione dei dati e di conseguenza per la sicurezza informatica.
Lo scopo dell’investigatore digitale è volto a ricercare la verità in una scena del crimine che in questo caso è rappresentata da un pc, una chiavetta, uno smartphone o addirittura una scatola nera istallata sul veicolo.
Il suo compito è quello di cercare e capire se ci sono responsabilità penali o meno nei confronti del soggetto inquisito
Emilio Luchetta ci ricorda che l’investigazione digitale non va in una sola direzione – ovvero quella della Procura Inquirente – ma che la persona sottoposta ad indagine ha il diritto di essere difesa anche attraverso l’attività di indagine difensiva vista dal punto di vista del CTP – Consulente Tecnico di Parte – che una volta assunto l’incarico ha lo scopo di tutelarla durante le operazioni di estrazione, acquisizione e ricerca del dato cibernetico assicurandosi che tutte le attività svolte sul dispositivo analizzato siano eseguite in modo corretto dal punto di vista investigativo.
Conservare il dato informatico è fondamentale: minacce ed attività di stalking possono portare psicologicamente la vittima a cancellare immediatamente messaggi, immagini, video con la falsa speranza di limitare o nascondere l’azione cyber – molesta pensando di evitare o ridurre il danno. In realtà così facendo si rischia di perdere importanti fonti di prova che se correttamente acquisite attraverso una copia forense eseguita dall’investigatore digitale possono portare con più facilità in luce l’azione illecita e di conseguenza alla punizione del colpevole.
Il consiglio dell’esperto in investigazione digitale è chiaro:
in caso di attacco cibernetico è bene che la vittima – soprattutto se molto giovane – si faccia consigliare da un esperto nel campo del mondo digitale che sia in grado di fornire le regole d’oro relative alla conservazione ed acquisizione del dato. In caso di attacco alla reputazione digitale, cyberbullismo ed ogni forma di cybercrime è necessario muoversi immediatamente per recuperare i dati e limitare il danno.
Evitare o rimandare la denuncia spesso vuol dire far aumentare lo stato di apprensione e paura nella vittima che si consolida ad ogni successivo attacco cyber. Fermare subito le azioni minacciose e denigratorie vuol dire tutelare la vittima dalla crisi psicologica che va via via maturando con il trascorrere del tempo, periodo in cui di norma i cyber attacchi diventano più frequenti ed aggressivi. Quando si parla di investigazione digitale è fondamentale che l’adulto di riferimento – se minorenni – o il difensore scelto a cui ci si rivolge siano competenti in campo digitale ma anche capaci di affiancare e rapportarsi con le attività svolte dell’investigatore digitale.
Dall’esperienza maturata nel settore dell’investigazione digitale Emilio Luchetta diventa anche fondatore di RED associazione che si dedica all’educazione digitale attraverso la quale si cerca di divulgare ed insegnare ad adulti e ragazzi che il corretto uso della rete si costruisce specialmente con la pazienza dell’adulto nell’affiancare il fanciullo ma soprattutto con la curiosità di capire a sua volta l’uso di APP e device.
L’educazione digitale deve essere recepita come un momento in cui l’adulto impara ed insegna al minore indirizzandolo all’uso corretto e consapevole di quegli strumenti tecnologici che possono diventare malevoli se non usati con consapevolezza.
Foto di iAmMrRob / 9 images da Pixabay