Il 21 giugno, la festa della musica
Una data ricca di concerti e vari eventi ma ciò non è stato, in larga misura, possibile nel 2020. 21 giugno, la festa della musica in epoca Covid-19.
La festa della musica è nata in Francia nel 1982 e da allora è attesa quale appuntamento, annuale, occasione di comune gioia. Cancellate una miriadi di manifestazioni a causa della pandemia, delle regole restrittive a cui adeguarsi per la tutela della salute, tuttavia resta la triste evidenza di come l’arte sia importante eppure troppo spesso non valorizzata abbastanza e non considerata alla stregua di un lavoro in grado di dare da vivere, cioè non sufficiente per avere di che mangiare… benché basti un minimo di obiettività ed attenzione per rendersi conto di quanto essa, invece in realtà, sia ragione d’esistenza e focus di notevole impegno ad accompagnare piacevolmente e terapeuticamente la quotidianità di tante persone.
Una festa della musica quella di quest’anno che certamente ha trovato sbocco, in parte, in rete e che testimonia come di cantanti, musicisti, registi, allestitori, tecnici del suono etc. sia difficile fare a meno per una vita soddisfacente. La musica è opera di esseri umani per altri esseri umani, a trascendere, di competenza, professionalità, esperienza, educazione, emozione, sentimento, amore, passione, estro, cultura, fantasia, condivisione ad intrattenere sì, però pure a conferire identità e a costituire un’inestimabile valore come è (senza quantificabile valore appunto, ma imprescindibile!) il medesimo per l’individuo.
Il Covid-19 rischia ancora oggi di far perdere lo stipendio
a decine di migliaia di creativi e a chi ruota loro intorno, i quali al contrario chiedono solo di non essere ignorati dalla politica perché la musica fa parte della specificità di un popolo e non solamente del singolo autore, cantante.
Musica, chance, indicativa della formazione e presa di consapevolezza di una più completa ed ima coscienza grazie proprio a testo e base, possibilità per mettersi in connessione col sé più vero e profondo tramite affinità istintuali indicatrici del rilassante, del liberativo, di dolore sedato e/o taciuto in un angolo per una sorta di cieca ed improbabile autodifesa inconscia, di ciò che rilassa e riposa, e di ciò che altresì stimola al cambiamento e all’evoluzione in, maggiore, verità portante e fondante.
La sottoscritta, per esempio, adora Mr. Rain e la sua canzone Fiori di Chernobyl
ogni sfumatura è d’affinità di pensiero e d’interiorità tra noi, d’approccio ai giorni e alle situazioni, e in questa medesima lunghezza d’onda mi rincuoro, mi sento coinvolta e partecipe di qualcosa di più appagante ed ulteriore, ulteriormente prezioso, catarticamente
Persino 9.3, sempre di Mr.Rain, lo trovo un brano incredibilmente intenso e vibrante, o meglio un capolavoro senza tempo. Il mio desiderio più urgente e forte sarebbe intervistarlo, poter conoscere di persona un’anima così rara e bella, eterna nell’andare al di là di qualsiasi coordinata spazio-temporale pur nel carnalmente sofferto impasto di lacrime e resilienza.
Foto: madeinpompei.it