Buono pasto in smart working

È il 30 marzo, Virginia Raggi, con un post su Facebook, annuncia che i dipendenti in smart working non riceveranno il buono pasto. L’avanzo sarà impiegato come fondo solidarietà.

“I buoni pasto di Roma Capitale per aiutare chi è in difficoltà. Questo mese la maggior parte dei dipendenti capitolini sta lavorando da casa. Per questo abbiamo deciso di investire i risparmi dell’amministrazione derivanti dal mancato utilizzo dei loro buoni pasto per finanziare iniziative di solidarietà, come la spesa a domicilio per chi versa in condizioni di fragilità…”. Il post sulla pagina Facebook ufficiale del sindaco di Roma continua spiegando come saranno impiegati, e poi conclude:

“Ringrazio tutti i dipendenti capitolini per il senso di appartenenza alla nostra comunità: stanno mostrando una forte responsabilità civica. Roma Capitale si conferma presidio solidale in questa fase così complicata“.

Ma i dipendenti e i sindacati, lo sapevano?

Abbiamo letto pareri contrastanti. Quello che è certo è che si potrebbe creare un pericoloso precedente, se, si stanno mettendo le mani in qualcosa che spetta a quel determinato lavoratore, legato da un determinato contratto e che prevede cose ben specifiche.

La decisione della Raggi sembrerebbe quindi unilarale – che istintivamente riporta alla memoria fatti in epoca Marino – e contesta ed elogiata come da manuale. Quello che è certo è che viene subita da tutti i dipendenti in smart working. Abbiamo quindi chiesto il parere dell’avvocato Giuslavorista Ciro Galiano, già nostro ospite parlando di Cura Italia.

L’avvocato Galiano, dello studio degli Avvocati de Berardinis e Mozzi, spiega:

“Il buono pasto è uno strumento previsto dal legislatore come sostitutivo della mensa aziendale. La ratio risiede nel fatto che il lavoratore che presta la propria attività lavorativa per almeno 6 ore giornaliere spesso non può rientrare presso la propria dimora per consumare il pasto. Per tale ragione per contemperare gli interessi dell’azienda con l’esigenza personali è stato introdotto tale strumento che possono utilizzare tutte quelle aziende che non hanno una mensa aziendale.

Tale buono pasto non rientra a pieno titolo nei cosiddetti Fringe benefits, tale che non può essere considerato come elemento accessorio della retribuzione, ma come strumento offerto in occasione della prestazione lavorativa offerta fuori casa. Pertanto, salvo che vi siano stati accordi di secondi livello sottoscritti con le Organizzazioni sindacali che disciplinano la materia in maniera più favorevole per i lavoratori, nel caso in cui il lavoratore disimpegni la propria prestazione lavorativa esclusivamente da casa, per detto periodo il datore di lavoro può, a mio avviso legittimamente, sospendere l’erogazione dei buoni pasto.

Nel nostro caso, sussistendo per il Comune di Roma Capitale degli obblighi di finanza pubblica e di controllo della spesa da parte della giustizia contabile, ritengo che la scelta operata dal Comune di Roma Capitale sia corretta, salvo ovviamente diverse previsioni concordate con le Organizzazioni sindacali quando è stato introdotto il buono pasto”.

Ed ecco il nocciolo del discorso, “diverse previsioni concordate con le Organizzazioni sindacali quando è stato introdotto il buono pasto”

Serenetta Monti, vice segretario USI – Unione Sindale Italiana, ha risposto alla Raggi, venerdì 3 aprile:

“La #Sindaca ha sbagliato! E persevera! Nonostante la circolare 2/2020 della Presidenza del Consiglio dei Ministri (Ministro della PA) che specifica che serve un confronto con le Rappresentanze sindacali per decidere sul buono pasto in smart working, durante il periodo dell’emergenza sanitaria. Per promuovere un’azione di beneficenza (per la quale avrebbe potuto benissimo utilizzare altri fondi per arrivare a 250.000 euro…) ha infierito sui dipendenti Capitolini che hanno anche colleghi in terapia intensiva perché contagiati dal covid-19.

Gran bella figura proprio! Spero che i consiglieri ripristineranno le corrette relazioni sindacali riguardanti l’attribuzione o meno del buono pasto. Basta con decisioni unilaterali e ingiuste sempre sulla pelle dei lavoratori e delle lavoratrici!!!”

Tra i vari commenti, a favore e contro, si nota quello di Mary Garau, RSU ASBEL Servizi Anagrafici e di Stato Civile di Roma Capitale, che puntualizza ed apre un nuovo capitolo:

“Un momento, stiamo parlando di soldi che, per carità, fanno comodo visto che gli stipendi comunali sono bassi, parliamo di circa 25000 euro all’anno di media. Molti hanno le buste paga massacrate da prestiti e campano per aiutare magari tutta la famiglia. Togliere straordinari e buoni pasto significa contare su neanche 1000 euro al mese. Quello che voglio dire che magari bastava concordare perché il personale capitolino è come dite a Roma? “de core”.

Molti colleghi purtroppo si sono ammalati e sono in terapia intensiva e solo dopo le diffide sindacali e l’intervento dell’Assessore De Santis i direttori si sono convinti di optare per il lavoro agile per quei servizi in cui la presenza non è necessaria”.

Noi di SenzaBarcode siamo i primi a sostenere atti di generosità e solidarietà e siamo convinti che i dipendenti sarebbero stati felici (come lo sono) di partecipare agli aiuti dei più fragili, una volta informati di questa possibilità. Nessun dubbio a proposito. La domanda è: questo potrebbe ripetersi? Qualcuno potrebbe entrare, ancora, nelle tasche dei dipendenti scavalcando tutti gli accordi sindacali, finanche un semplice dialogo?

Anche il COBAS si è espresso a proposito:

“Pur condividendo lo spirito dell’iniziativa di solidarietà con cui la Sindaca Raggi, su impulso dell’Assessore De Santis, ha deciso di devolvere la spesa non utilizzata per i buoni pasto dei dipendenti capitolini “per aiutare chi
è in difficolta”, dobbiamo evidenziare che non esiste alcuna norma che disponga la mancata erogazione dei ticket al personale in regime di lavoro agile. L’unica esplicita previsione, introdotta dal comma 3 dell’art. 87 del
D.L. 18 del 17/03/2020
, riguarda il personale esentato dal servizio. Tale misura, ribadita dalle indicazioni del Ministero della Pubblica Amministrazione, non è stata, peraltro, ancora applicata, nonostante la richiesta formale avanzata dalla scrivente O.S. per gli aventi diritto…”

Quest’oggi Virginia Raggi ha nuovamente “postato” a proposito dei buoni pasato in smart working. Non mancano i commenti, per lo più a sostegno.

Sheyla Bobba

Classe 1978. Appassionata di comunicazione e informazione fin da bambina. Non ha ancora 10 anni quando chiede una macchina da scrivere come regalo per il sogno di fare la giornalista. A 17 anni incontra un banchetto del Partito Radicale con militanti impegnati nella raccolta firme per l’abolizione dell’Ordine dei Giornalisti e decide che avrebbe fatto comunicazione e informazione, ma senza tesserino. Diventa Blogger e, dopo un po’ d’inchiostro e font, prende vita il magazine online SenzaBarcode.it Qualche tempo dopo voleva una voce e ha creato l’omonima WebRadio. Con SBS Comunicazione e SBS edizioni si occupa di promozione editoriale e pubblicazione. Antipatica per vocazione. Innamorata di suo marito. Uno dei complimenti che preferisce è “sei tutta tuo padre”.

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