Riceviamo dal Global Committee for the Rule of Law “Marco Pannella”.
Il doppio gioco di chi vuole distruggere l’Europa e la conoscenza.

Il 20 febbraio 2019, il Ministro degli Interni e Vice-Premier Matteo Salvini scrive sul suo profilo Facebook: “Questa volta a Bruxelles andiamo al Governo a dire di non rompere a chi lavora”. Il 15 febbraio 2019, il Vice-Premier Luigi Di Maio presenta il Manifesto dei dieci punti per le europee: “I 10 punti fondamentali che lo caratterizzeranno, i suoi tratti essenziali, per un’Europa più vicina ai cittadini, con più democrazia diretta e partecipata”.

Sono soltanto due battute dalle quali si evince come i due Vice Premier vedano e soprattutto come raccontino l’attuale gestione dell’Unione europea: mancanza – se non addirittura assenza – di democrazia e partecipazione dei cittadini.

È un racconto che non parte dall’attuale Governo

ma che da anni e in tutti gli Stati membri dell’Unione europea viene sempre più spesso utilizzato in quel che viene definito una cultura di “Blame Brussels” (“Addossare la colpa a Bruxelles”). Un racconto che permette ai Governi che si sono susseguiti nel tempo di evadere le loro responsabilità nel caso di un mancato raggiungimento di obiettivi e promesse elettorali.

Peccato che a decidere a Bruxelles – scrive Laura Harth – siano sempre questi stessi Governi, che siedono in varie capacità nel Consiglio europeo, co-legislatore a pieno titolo e con regole di unanimità (!!!) per la maggior parte delle competenze. In parole molto semplici, a Bruxelles non viene deciso niente senza che anche il Governo italiano lo abbia in qualche modo convalidato. Il problema? Che questo sistema intergovernativo, per scelta degli stessi Governi nazionali, non prevede grandi spazi di trasparenza sui suoi dibattiti o sulle sue posizioni. Su tutto ciò è intervenuto il Mediatore europeo, Emily O’Reilly, pubblicando di recente un Rapporto.

By SenzaBarcode Redazione

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