Arbitro Finanziario. L’anatocismo bancario è illegale
L’Arbitro Bancario Finanziario si accoda ai Tribunali di Roma e Milano: l’anatocismo bancario è illegale
Dopo i Tribunali di Roma e Milano, che si erano espressi di recente sul tema, una nuova conferma arriva dall’Arbitro Bancario Finanziario. Secondo l’ABF (che rappresenta il principale sistema di risoluzione delle controversie tra clienti, banche e altri intermediari finanziari), infatti, il divieto rivolto alle banche di capitalizzare gli interessi passivi è nato in concomitanza con l’emanazione del Testo Unico Bancario (nello specifico, con l’articolo n.120) e poco importa se la delibera del Comitato Interministeriale per il Credito e il Risparmio, necessaria per capire tecnicamente come applicare il divieto, non sia ancora stata emanata. La normativa, infatti, prevede l’emanazione di alcuni interventi attuativi.
Questi dovrebbero arrivare insieme alla delibera del CICR, che appunto è chiamato a mettere nero su bianco gli aspetti più tecnici della questione. Il problema, però, è che questa pronuncia è attesa da anni, ma non è ancora arrivata. Per questo motivo si è sviluppata una doppia giurisprudenza: da un lato c’è, dunque, chi sostiene che fino a quando il Comitato non si sarà pronunciato, l’anatocismo bancario resterà una pratica legale; dall’altro, invece, ci sono Tribunali, l’Arbitro Bancario Finanziario e diversi esponenti politici. Da ultimo, l’Onorevole Sandra Savino di Forza Italia che ha presentato una risoluzione relativa proprio a questo problema. La novità è dunque che sta prendendo sempre più piede questo secondo filone di pensiero che, in caso di ricorso da parte di un correntista o di un’azienda che si sentono truffati dalla banca, può costare molto caro alla stessa, in caso di condanna.
Secondo questo orientamento, dunque, il divieto resta ed è in vigore dal primo gennaio 2014, e nessuna nuova norma (tanto meno la delibera del CICR) può cambiare le carte in tavola. Solo, eventualmente, un atto di pari livello.
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