Grecia e l’Europa senz’anima dei numeri
Il caso Grecia dimostra che l’Europa dei numeri è fredda e senz’anima, con un popolo di debitori che non si sente libero e fiero di far parte del più ambizioso progetto del vecchio continente.
Fallimento Europa, non solo Grecia, dovremmo chiamare l’estate del 2015. Naufraga l’ambizioso progetto dell’Europa unita, o degli Stati Uniti d’Europa, ma naufraga anche il progettino minimal dell’Europa della finanza e delle banche, dei tecnocrati e dei contabili. Ormai l’Europa si è trasformata in un agglomerato di popoli insoddisfatti, incazzati gli uni con gli altri, nello scambio reciproco di accuse, pervaso da miopie senza prospettiva: esattamente il contrario di quello che avrebbero voluto i padri fondatori del dopo guerra. Una grossa Repubblica di Weimar proiettata nel terzo millennio, paralizzata da crediti e debiti, incapace di dare risposte al cittadino, vista sempre più dominata da tecnocrati, banchieri, faccendieri, esperimento fallito di loggette senz’anima e prospettiva.
La fine di un sogno e un nuovo incubo
Si sa dove portano i risentimenti del popolo se ad essi non si dà una prospettiva diversa, non si indica un sogno comune, non si solletica un’ambizione più alta. Questa Europa non sogna e non sa far sognare, non è culla di diritto e né di civiltà, non è in grado di indicare una strada nuova per un vivere comune pacifico e prospero. Eppure doveva essere la risposta agli imperialismi americani, russi e cinesi, dove la libertà e la giustizia dovevano animare le scelte e l’indirizzo del continente. Non c’è pace senza giustizia doveva essere la nostra linea guida, Norimberga aveva processato il crimine più orribile: la guerra! Mai più doveva esserci un crimine impunito con cittadini repressi e perseguitati. Il Tribunale dell’Aja doveva essere il nostro biglietto da visita da vantare nel mondo: “noi siamo questi e non quelli dei campi di sterminio!”. Noi siamo quelli che hanno scacciato la pena di morte dai nostri ordinamenti, quelli della libertà di espressione, del vivere e viaggiare liberi per il continente, di fare affari, di prosperare e di lottare insieme quando il tempo si fa duro e il mondo fuori si fa ostile.
L’Europa di oggi senza Grecia
L’Europa di oggi è tutto un calcolo di crediti e debiti, non c’è solidarietà nelle facce di questi tecnocrati e di questi banchieri, non c’è libertà nel chiedere di pagare con lacrime e sangue i debiti frutto delle scelte sbagliate di tutti. Questa Europa non ci piace, anzi ci fa un po’ schifo. Si sa come andò a finire quando un altro popolo europeo fu schiacciato da richieste di denaro, massacrato da disoccupazione e debito: successe quello che portò all’idea di Europa oggi tradita.