Roberto Fedriga, esordio al Punto di non ritorno
Album d’esordio veramente interessante per Roberto Fedriga, un artista senz’altro talentuoso in grado di spaziare dal jazz al blues al rock, pur sfuggendo a qualsiasi etichettatura o categorizzazione.
Ottimamente suonato, dai molteplici spunti interessanti: si spazia da pezzi più propriamente blues “Non chiamarmi bambola”, “Cappuccetto rosso ad alta digeribilità” a pezzi più “duri” “Punto di non ritorno” fino a visionarie atmosfere arabeggianti, come in “Arababy”, pezzo che da solo basterebbe a dare l’esatta dimensione delle potenzialità di questo cantautore raffinato dalla musica elegante e affascinante. La resa sonora, specie per un album d’esordio, è assolutamente di qualità, le trame degli strumenti creano intrecci capaci di descrivere quadri visionari, complici anche la bravura dei musicisti, tra cui spicca l’incredibile Guido Bombardieri al sax e clarinetto, così come le linee di basso di Nicola Mazzucconi, veramente notevoli.
E questo senza togliere nulla agli altri, qui si sente davvero il “buon suonare”. Alcuni pezzi bisogna ascoltarli più volte prima di poterli apprezzare a pieno, come ad esempio “Letto d’edera”, dalle linee dal sapore mediorientale, bucolicamente ingegnosa, capace di trasportarti su un tappeto volante di note accennate, con melodie mai scontate; è davvero un piacere ascoltare un cantautore italiano che si discosta dal solito sentire, e in grado di dire qualcosa di diverso in un panorama, quello della musica italiana d’autore, purtroppo molto spesso miope nei confronti di quegli artisti che hanno molto da dire ma che non sono “passabili alla radio” con facilità. Bella la voce di Fedriga, molto bravo a giocare con le parole e i toni, belli i testi, non scontati, insomma si capisce che questo album mi è piaciuto, perché ha veramente uno stile suo.
E per finire, qualora si volesse cercare qualcosa di più orecchiabile, anche qui troveremmo una vera gemma, che mi è arrivata dritta al cuore senza filtri: “Sirena stonata”, un pezzo che “si può cantare”, di una bellezza struggente, con un giro di pianoforte meraviglioso, dimostrazione di come si possa proporre qualcosa di orecchiabile ma al tempo stesso intriso di poesia. Come dire, la bellezza nella semplicità. Tutto corredato da un art work assolutamente fascinoso, che rende questo lavoro d’esordio ancora più piacevole durante l’ascolto.
Auguro a Roberto Fedriga di proseguire su questa strada, la nostra musica ha sempre più bisogno di cantautori emergenti talentuosi come lui.
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