Chiellini, Prandelli e il codice etico: incoerenza all’italiana
Il codice etico tanto decantato da Cesare Prandelli cade nella trappola dell’incoerenza. Perché Chiellini è stato graziato ed altri no?
Era il 16 aprile 2014 quando Cesare Prandelli, in una lunga conferenza stampa, esternava le seguenti dichiarazioni:
Il codice etico sarà in vigore anche nell’ultimo mese, chi sbaglierà dovrà pagare. Sono stanco di certi atteggiamenti. Chi sbaglierà vorrà dire che non saprà reggere la pressione di un Mondiale. Non si può prevaricare l’avversario con gomitate e cazzotti.
Il 12 maggio 2014 il C.T. della Nazionale Italiana parla della gomitata di Giorgio Chiellini rifilata a Miralem Pjanic durante Roma-Juventus:
Non ritengo violento il gesto di Chiellini, quindi non si applica il codice etico.
Esistono quindi anche gomitate di Serie A e di Serie B? Ancora una volta l’incoerenza e la “convenienza” hanno trionfato sulla “morale”, quest’ultima ormai più scomoda che degna di rispetto in un mondo calcistico come questo. Il codice etico di Cesare Prandelli è “caduto” proprio alla prova del nove, proprio quando risultava davvero “scomodo” applicarlo: perché privare l’Italia del suo miglior difensore proprio alla vigilia dei mondiali? Al diavolo il codice etico, al diavolo la morale, al diavolo la coerenza: Cesare Prandelli ha comunque fatto una figuraccia di rara entità. Ha sbandierato l’eticità e la moralità per mesi interi, venendo meno proprio alla fine. Ha dato il solito esempio di moralismo ruffiano, fine a sé stesso, da rinfoderare quando diviene davvero scomodo e da sfoderare per accalappiarsi il favore delle masse e dei tuoi superiori.
Eppure il famigerato codice etico non aveva risparmiato nessuno finora. Proprio nessuno.
Mario Balotelli e Daniele De Rossi sono stati i più tartassati in assoluto. L’attaccante del Milan ha collezionato ben tre mancate convocazioni, rimediandole sia quando militava nel Manchester City, sia durante la sua permanenza in rossonero; il centrocampista della Roma, invece, ha collezionato il poco invidiabile record di quattro punizioni, tutte a causa di gomitate e pugni rifilati agli avversari. Osvaldo staziona invece al terzo posto di questa triste classifica con due mancate convocazioni, seguito dai vari Criscito, Bonucci e Destro.
Giorgio Chiellini avrebbe dovuto rappresentare il tredicesimo caso d’applicazione del codice etico. Proprio a ridosso dei mondiali. Ovviamente, in tal caso, la sua gomitata diventa “magicamente” non è violenta come le altre. Peccato che il giudice sportivo Tosel non l’abbia pensato allo stesso modo, sanzionando lo stopper bianconero con le canoniche tre giornate di squalifica per condotta violenta. Il solito caso di paradosso e incoerenza tutto all’italiana. E pensare che Chiellini non è nuovo a questi fattacci.
In occasione della mancata convocazione di Bonucci, infatti, Chiellini avrebbe dovuto ricevere la medesima punizione, perché coinvolto in proteste “reiterate” nei confronti del corpo arbitrale al termine di Juventus-Genoa; ciò non accadde perché lo stopper s’infortunò, e quindi non venne convocato a prescindere. In Napoli-Juventus 2-0 Giorgio Chiellini fu protagonista di un colpo a Mertens da terra, ma probabilmente fu considerato involontario; in Catania-Juventus 0-1 ancora lui è stato protagonista prima di una netta manata a Barrientos, poi di una gomitata a Bergessio, entrambe ignorate. In un altro Napoli-Juventus, dello scorso anno, ancora Chiellini è stato protagonista di un diverbio fisico con Cavani: il difensore ha cominciato a tirare i capelli dell’attaccante uruguaiano, che gli ha risposto per le rime rifilandogli una gomitata. Nessuna sanzione per entrambi. In un Juventus-Lazio di qualche anno fa, in piena area di rigore bianconera, Chiellini rifila una gomitata piuttosto decisa a Diakité. Niente rigore, nessuna sanzione, niente codice etico.
Questi sono solo alcuni degli episodi di condotta “violenta” che ha visto coinvolto lo stopper bianconero, a quanto pare immune al codice etico tanto decantato da Cesare Prandelli. Come al solito, la legge non è uguale per tutti. In tal caso, sono i media a fare la differenza: se l’episodio viene evidenziato dalle TV, allora il giudice sportivo si attiva. E di conseguenza, anche il famigerato codice etico. Viva l’Italia, viva i mass media.