L’Uruguay legalizza la marijuana, l’Italia proibizionista che farà?
Mmentre Uruguay legalizza marijuana, Italia riesce a organizzare conferenza nazionale per verificare fallimento proibizionismo? Rita Bernardini (segretaria Radicali Italiani) e Giulio Manfredi (Direzione RI)
Nel giorno in cui salutiamo l’approvazione definitiva da parte del Parlamento dell’Uruguay della legge che non liberalizza ma legalizza, regolamenta la produzione, il commercio e l’uso della marijuana -quello che i radicali chiedono da 50 anni con proposte di legge, referendum ed iniziative militanti-, ci auguriamo che il governo Letta, conseguita la fiducia del Parlamento, possa dedicarsi anche alla convocazione della sesta Conferenza nazionale sulle droghe, come peraltro gli impone la legge.
L’art. 1, comma 15, del DPR 309/1990 stabilisce che ogni tre anni venga convocata “una conferenza nazionale sui problemi connessi con la diffusione delle sostanze stupefacenti e psicotrope” alla quale vengano invitati soggetti pubblici e privati che esplicano la loro attività nel campo della prevenzione e della cura della tossicodipendenza. Le conclusioni di tali conferenze sono comunicate al Parlamento anche al fine di individuare eventuali correzioni alla legislazione antidroga dettate dall’esperienza applicativa.
L’ultima conferenza nazionale fu tenuta a Trieste nel marzo 2009, in piena era Fini/Giovanardi. Da allora molte cose sono cambiate, in Italia e altrove, non solo in Uruguay. Sempre più Paesi ed istituzioni contestano il proibizionismo, che ha fallito, che non riesce minimamente ad arginare il commercio di sostanze stupefacenti da parte di narcomafie in grado di inquinare le economie legali.
Una conferenza nazionale senza paraocchi, senza censure, aperta veramente a tutti, potrebbe essere il punto di svolta per politiche all’altezza dei problemi, non dei dogmi di fede.