Cronaca

Lucio Bertè: Manifestare contro la dissacrazione costa un foglio di via

Ordine pubblico a Roma: foglio di via per due anni a Lucio Bertè. Bernardini al questore della Rocca: “facciamoci una camomilla insieme, io, lei e Lucio Bertè”: Dichiarazione di Rita Bernardini, Segretaria Nazionale di Radicali Italiani

Lucio bertè

Ora possiamo stare tutti più tranquilli a Roma. Il Questore di Roma Fulvio Della Rocca, infatti, ha “ordinato” “il rimpatrio di Bertè Lucio con foglio di via obbligatorio a Milano con divieto di ritornare nel Comune di Roma senza la preventiva autorizzazione, per anni due e con l’ingiunzione di presentarsi a quella Autorità di P.S. entro giorni uno.”

Chi è Lucio Bertè e cosa ha fatto per mettere in pericolo la sicurezza pubblica nella capitale?

Dagli atti della Questura di Roma, sottoscritti del Questore Della Rocca, che hanno quale presupposto normativo che il destinatario del foglio di via sia un soggetto dedito, nella propria vita, ad attività delittuose, si evidenzia:

che Lucio Bertè “annovera precedenti di polizia per violazione della normativa sulle sostanze stupefacenti, inoltre in data odierna, è stata sorpresa dal personale operante mentre in Via della Conciliazione, con l’esposizione di un cartello, manifestava contro la costruzione di un parcheggio a Milano e per via di questo veniva indagato ai sensi art. 18 T.U.L.P.S. e articolo 650 C.P.”

E non finisce qui. Per meglio descrivere la pericolosità sociale del soggetto, il provvedimento del Questore di Roma, rileva ancora:

“nel Comune di Roma la medesima (cioè Lucio Bertè) non ha fissa dimora e non vi svolge alcuna regolare attività lavorativa, si presume che qui si trattenga al solo scopo di commettere azioni che mettano in pericolo l’ordine e la sicurezza pubblica”.

Non so se ridere o se piangere, ma è giunto il momento di far sapere al Questore di Roma Della Rocca chi è Lucio Bertè e cosa stesse facendo da giorni -e per di più in sciopero della fame- a via della Conciliazione, alla soglia della Basilica di San Pietro.

Lucio Bertè è un militante storico radicale che ha ricoperto la carica di Consigliere Regionale in Lombardia (l’unico, credo, a non ricevere alcun vitalizio per questa suo incarico istituzionale); attualmente è nel Direttivo di Nessuno Tocchi Caino, l’Associazione che, con il Partito Radicale, ha ottenuto all’Onu la moratoria delle esecuzioni capitali nel mondo. Oltre ad essersi occupato da sempre di Diritti Umani, negli ultimi 5 anni ha costituito l’Associazione “Radicali per Sant’Ambrogio” per contrastare la costruzione di un parcheggio in un luogo sacro, il cimitero dei martiri paleocristiani, a ridosso della Basilica di Sant’Ambrogio. La sua lotta, condotta rigorosamente con il metodo nonviolento, ha ottenuto importanti successi istituzionali come l’approvazione di mozioni del Consiglio Comunale di Milano e del Consiglio Regionale della Lombardia contrarie alla costruzione del parcheggio che, però, in barba alle prese di posizione dei due enti locali, è stato ugualmente costruito e quasi ultimato.

Cosa ci faceva – il delinquente, secondo la Questura di Roma – Lucio Bertè da giorni e notti in via della Conciliazione, con il suo cartello, la sua fame, il suo freddo? Quale disegno criminoso stava perseguendo? Pensate, Lucio Bertè, difeso dall’avvocato radicale Giuseppe Rossodivita, con la sua manifestazione iniziata il 5 dicembre in San Pietro, chiedeva molto semplicemente che Papa Francesco sapesse che a Milano, nel sito del Coemeterium ad Martyres, erano state rimosse le sepolture dei primi cristiani per fare un parcheggio interrato accanto alla Basilica di S. Ambrogio – nel silenzio della Curia milanese, mentre “a Milano e in Lombardia ci sono Istituzioni che apprezzano il richiamo alla Chiesa dei poveri, la Chiesa della nonviolenza e della parola, rappresentata da uomini semplici e straordinari nella loro semplicità, i martiri della prima era cristiana, poi proclamati santi anche per allontanarli da noi.”

Un richiamo devo inoltre farlo sui “precedenti” di Lucio Bertè. Per quella disobbedienza civile sulla legalizzazione delle sostanze stupefacenti, che facemmo insieme a Milano in Piazza della scala nel lontano ottobre del 1997, due anni dopo il GIP pronunciò il “non luogo a procedere “perché il fatto non sussiste”. Evidentemente, per la Questura di Roma le assoluzioni, equivalgono a condanne da continuare a tenere nei fascicoli di cittadini incolpevoli.

In conclusione, vista la situazione, mi permetto di rivolgere un invito al Questore Della Rocca: prendiamoci una camomilla insieme, qui a Roma, io, Lei, e Lucio Bertè

Sheyla Bobba

Classe 1978. Appassionata di comunicazione e informazione fin da bambina. Non ha ancora 10 anni quando chiede una macchina da scrivere come regalo per il sogno di fare la giornalista. A 17 anni incontra un banchetto del Partito Radicale con militanti impegnati nella raccolta firme per l’abolizione dell’Ordine dei Giornalisti e decide che avrebbe fatto comunicazione e informazione, ma senza tesserino. Diventa Blogger e, dopo un po’ d’inchiostro e font, prende vita il magazine online SenzaBarcode.it Qualche tempo dopo voleva una voce e ha creato l’omonima WebRadio. Con SBS Edizioni & Promozione si occupa di promozione editoriale e pubblicazione. Antipatica per vocazione. Innamorata di suo marito. Uno dei complimenti che preferisce è “sei tutta tuo padre”.

Cosa ne pensi?

error: Condividi, non copiare!