duomounescoE’ semplice, basta imboccare l’uscita giusta e gli occhi ne godono. Ne troppo vicino ne troppo in là: al centro, e ti ritrovi così, con l’immenso candore che solo le sue guglie sanno donare, con il dorato scintillio della Madonnina. C’è chi dice “Ma è solo il Duomo” e forse hanno ragione, sono abituati: ci passano accanto ogni giorno, lo vedono sotto il sole, la pioggia, la neve e non si accorgono di quanto sia sfavillante e bello e immenso. Il mio Duomo non è altro che la ciliegina sulla torta, la decorazione, la punta dell’iceberg della mia Milano. Quella Milano che accoglie e non divora, ti ammalia con le sue stradine, ti stupisce con le sue inaspettate iniziative, regala ogni giorno qualcosa di nuovo, fa riscoprire la bellezza sincera e pura delle piccole cose. La mia Milano è stacanovista, sporca, rumorosa, ingrata. La mia Milano ti piega, ma non ti spezza, ti fortifica togliendoti il fiato. Sa farti innamorare, con il cuore da stronza che ha e le sue mani calde. Un incrocio di etnie, odori, sapori intensi che si diramano tra i viottoli e le vie trafficate, tra i baretti e le grandi pasticcerie, passando dalle trattorie finendo tra i più grandi ristoranti stellati. E’ ovunque: tra le gente, le facce tese, gli impegni, le metropolitane e i tram, dove i minuti sembrano ore, i secondi attimi da ingoiare, così, un morso e via. Passo veloce, quello del milanese, sembra distratto, teso, turbato eppure nota tutto, ogni movimento, ogni sguardo, ogni cambiamento. Siamo distaccati e uniti, contraddittori nel profondo, felici e tremendamente tristi. Che sia Milano a plasmarci, questo non lo so. So che ci nutre, ci offre, ci dona, ci coccola. Lasciamo l’illusione della nebbia a chi vive di pregiudizi, noi intanto andiamo avanti, consapevoli che la nostra è una cultura nuova, in fermento, piena di colori estranei e nel contempo nostri.

La mia è la Milano di tutti, la stessa che troppe volte mi ha piegato, mi ha accolto, mi ha coccolato e lasciato piangere, da sola, sui vagoni di una metropolitana, mi ha donato un sorriso, occhi a cui aggrapparmi quando la quotidianità picchia e fa male. Una Milano che si contraddice e ti lascia senza fiato. Come il primo amore. 

By Sheyla Bobba

Sheyla Bobba - Direttore Classe 1978, coltiva fin da bambina una profonda passione per la comunicazione e l’informazione. A meno di dieci anni chiede in regalo una macchina da scrivere: il primo passo verso un sogno che non l’ha mai abbandonata. A 17 anni, l’incontro con i militanti del Partito Radicale impegnati nella raccolta firme per l’abolizione dell’Ordine dei Giornalisti segna un punto di svolta: sceglie consapevolmente di dedicarsi all’informazione senza tesserino, guidata da un’idea di libertà e indipendenza. Nel tempo costruisce una solida esperienza nel mondo digitale, collaborando a diversi progetti online e approfondendo le dinamiche della comunicazione sul web. Dopo anni di attività sul campo, nel 2012 dà vita al magazine online SenzaBarcode.it. Dal 2019 affianca al portale anche WebRadio SenzaBarcode, ampliando le possibilità espressive del progetto. Con SBS Edizioni & Promozione cura la comunicazione editoriale e la valorizzazione di autori emergenti, affiancando le attività redazionali a quelle promozionali. Si definisce antipatica per vocazione. Innamorata di suo marito. Uno dei complimenti che preferisce è “sei tutta tuo padre”.

2 thoughts on “Milano, il mio primo amore”

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