bambini palestinesiNonostante Israele sia uno tra i Paesi ratificatori della Convenzione per i Diritti del Fanciullo dal 1991, la commissione Onu per i diritti umani del bambino ritiene che i militari israeliani si stiano macchiando di torture nei confronti dei bambini palestinesi della striscia di Gaza e della Cisgiordania.

Secondo il rapporto di 21 pagine stilato dagli esponenti della commissione, Israele utilizzerebbe i bambini come scudo umano e costringerebbe quelli arrestati, la maggior parte per lancio di pietre contro i mezzi militari israeliani -reato punito con una pena fino a 20 anni di reclusione- a firmare rapporti di interrogatori in ebraico, lingua ovviamente sconosciuta, facendogli ammettere arbitrariamente ogni tipo di crimine.

Le violazioni dei diritti umani non riguardano solo i bambini prigionieri dell’esercito -che grazie ad una legge militare del 1999 possono essere di età compresa tra i 12 ed i 14 anni, e che permette di considerare adulti tutti i palestinesi che compiono 16 anni, a differenza di quelli israeliani che raggiungono la maggiore età a 18- ma anche coloro che non commettono alcun “reato”. Israele nega infatti la registrazione dell’atto di nascita dei neonati palestinesi, l’accesso al sistema giudiziario, a scuole pubbliche decenti e addirittura l’accesso all’acqua potabile.

Questi abusi non avvengono da qualche mese, ma da più di dieci anni, nonostante le Nazioni Unite si siano decise solo ora al richiamo ufficiale.

Il rapporto, datato 14 giugno dichiara Israele colpevole di violenze e torture sistematiche nei confronti dei minori palestinesi. Secondo i dati raccolti dalla commissione ONU i militari israeliani arrestano due bambini palestinesi al giorno, li ammanettano in modo violento, li bendano e li trasferiscono in luoghi sconosciuti, senza informare le famiglie e senza alcuna possibilità di assistenza legale.

Il rapporto parla addirittura di violenze sessuali sui minori, di bambini legati a bordo dei mezzi militari, di altri utilizzati per aprire sospetti pacchi bomba. Secondo i commissari, i militari israeliani umilierebbero i piccoli palestinesi attraverso restrizioni dell’igiene personale, dell’uso dei sanitari e isolandoli per lunghi periodi di tempo, tenendoli costantemente sotto minaccia di morte.

Il portavoce israeliano, Yigal Palmor, ha ovviamente negato le accuse, parlando di fonti secondarie e non confermate, ha ritenuto l’indagine della Commissione preposta senza alcuna importanza e ha rispedito al mittente le accuse.

Ogni volta che si prova a criticare l’occupazione israeliana si finisce con l’essere tacciati di antisemitismo, ma la verità è che la religione non c’entra nulla. Non si può parlare di semplice occupazione, ma terrorismo! Lo stato d’Israele occupando territori abusivamente, viola ogni tipo di normativa internazionale. Torturando bambini – e adulti – palestinesi, merita lo stesso trattamento riservato a tutti gli altri stati violenti.

Spero vivamente che l’ONU e tutti gli Stati “civili” si decidano una volta per tutte a prendere provvedimenti contro un Paese incivile, immorale e terrorista, in modo che la Palestina e il suo popolo tornino finalmente a splendere e ad essere liberi.

By Sheyla Bobba

Sheyla Bobba - Direttore Classe 1978, coltiva fin da bambina una profonda passione per la comunicazione e l’informazione. A meno di dieci anni chiede in regalo una macchina da scrivere: il primo passo verso un sogno che non l’ha mai abbandonata. A 17 anni, l’incontro con i militanti del Partito Radicale impegnati nella raccolta firme per l’abolizione dell’Ordine dei Giornalisti segna un punto di svolta: sceglie consapevolmente di dedicarsi all’informazione senza tesserino, guidata da un’idea di libertà e indipendenza. Nel tempo costruisce una solida esperienza nel mondo digitale, collaborando a diversi progetti online e approfondendo le dinamiche della comunicazione sul web. Dopo anni di attività sul campo, nel 2012 dà vita al magazine online SenzaBarcode.it. Dal 2019 affianca al portale anche WebRadio SenzaBarcode, ampliando le possibilità espressive del progetto. Con SBS Edizioni & Promozione cura la comunicazione editoriale e la valorizzazione di autori emergenti, affiancando le attività redazionali a quelle promozionali. Si definisce antipatica per vocazione. Innamorata di suo marito. Uno dei complimenti che preferisce è “sei tutta tuo padre”.

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