Un’eterna Vecchia Signora. Juventus
C’era una volta una bambina che amava tanto una Vecchia Signora. Un lontano giorno di settembre del 1983, la Juventus concludeva la sua prima di campionato con un perentorio 7-0 contro l’Ascoli.
“Vuoi vedere che quest’anno lo scudetto lo vince la Juventus?”
Quelle parole profetiche si concretizzarono col pugno alzato del Trap il 6 maggio del 1984 quando un pareggio con l’Avellino sancì la vittoria del ventunesimo scudetto, il primo festeggiato dalla bambina come tifosa bianconera.
Erano i tempi di Tacconi, Gentile, Cabrini, Bonini, Brio, Scirea, Penzo, Tardelli, Rossi, Platini, Boniek, giusto per citare un undici caratteristico di quella stagione.
Erano i tempi di “Tutto il calcio minuto per minuto” per la diretta di “Novantesimo minuto”, di “Domenica Sprint” e della “Domenica Sportiva” per i vari post partita.
Erano i tempi delle esultanze fatte solo di pugni alzati, grida di gioia, braccia levate al cielo.
E’ l’11 maggio 2013: dopo la partita col Cagliari, Gigi Buffon, capitano bianconero, alza la coppa al cielo. E’ il 31 scudetto (purtroppo per gli albi saranno sempre due di meno), è la consacrazione di una stagione dominata dall’inizio alla fine, la conferma dopo il tricolore insperato dello scorso anno.
Accanto alla Vecchia Signora, non c’è più una bambina, ma un’altra Signora, anch’essa assai matura.
E’ il tempo di Buffon, Barzagli, Bonucci, Chiellini, Marchisio, Pirlo, Vucinic, Vidal, Matri, Giovinco, Quagliarella, Isla, per citarne qualcuno e di Antonio Conte in panchina.
E’ il tempo delle dirette televisive sulle pay tv, è il tempo delle esultanze con i trenini, i ciucci, le braccia che cullano neonati immaginari, con le dita a forma di cuore, come quelle di Vidal, dopo gli ultimi decisivi gol fatti alla stretta finale del campionato.
Che c’è stato nei vent’anni di mezzo? Una vita. Anzi due.
Per la Vecchia Signora che rimarrà sempre ferma ad una stessa indefinita età, tante vittorie. Il 1986 con la rimonta frenata all’ultimo di una delle storiche rivali, il 1995 con la rinascita dopo un decennio di oblio, la tanto agognata Champions League del 1996, le consacrazioni del 1997 (indimenticabile l’1-6 contro il Milan) e del 1998, il 5 maggio del 2002, lo scudetto del 2003 e un triste -2 a cui non voglio aggiungere altro.
E poi gli anni in cui la zebra pareva preda delle fauci del leone, da cui però è riuscita a districarsi per correre felice e irraggiungibile nella prateria.
Che ne è stato invece della bambina? E’ diventata prima una ragazza e poi una signora tra gioie e tristezze, ambizioni e speranze frustrate, amori andati bene e male, riscoperte di talenti che si credevano sepolti e la gioia di una famiglia.
Ma dentro di lei c’è sempre quella bambina che viene fuori per gioire ogni volta che l’altra Signora si cuce sul petto l’ennesimo tricolore.