Cronaca

Festival internazionale del Giornalismo di Perugia: un'edizione record

Si è chiusa con il segno positivo la settima edizione del Festival Internazionale del Giornalismo di Perugia, organizzato da Arianna Ciccone e Chris Potter.

Festival del Giornalismo: un'edizione da record

Le 80 pagine di programma rendevano bene l’idea di quello che ci si sarebbe aspettati da quest’evento, ma il successo ha superato ogni aspettativa. L’edizione 2013 è stata realizzata con 400 mila euro di budget: 300 mila da sponsor e 100 mila dalle istituzioni. La web tv del festival, che ha trasmesso molti eventi in diretta streaming, ha fatto registrare 20 mila visualizzazioni in 5 giorni, il sito 120 mila visitatori unici e 700 mila pagine visualizzate. Sono stati 1500 i giornalisti accreditati, 30 workshop, 18 presentazioni.  I tweet hanno superato le 50 mila unità in 5 giorni. Più di 9.184 commentatori e 43.966 i contributi solo su twitter. Gli hashtag ufficiali del Festival #ijf13 e #perugia sono rimasti tra i trend topics per cinque giorni. Per il resto quasi 500 speaker da tutto il mondo e circa 200 volontari.

Una sinergia di forze che ha fatto funzionare perfettamente la macchina del festival. Giovani e giovanissimi provenienti da tutt’Italia si sono messi volontariamente a disposizione dell’organizzazione, animati dalla passione per il giornalismo ma anche dalla voglia di essere loro stessi parte attiva dell’evento.

Le strade di Perugia si sono popolate di gente col cartellino al collo che, seduta anche sui marciapiedi o sulle scale davanti alla Fontana Maggiore, scrivevano battendo sui loro portatili un comunicato stampa o un pezzo per il webmagazine. Non solo: volontari armati di telecamera si sono aggirati per il centro della città per fare interviste ai passanti, ai perugini e agli ospiti. Pippo Civati in corso Vannucci, Beppe Severgnini in piazza 4 novembre, volti della televisione, del giornalismo e della politica mescolati alla gente curiosa e ai volontari. Seduti al tavolino di un bar si poteva incontrare Harper Reed, l’hacker di Obama che ha curato l’aspetto più social della compagna elettorale del Presidente degli Stati Uniti. Ma non solo: anche le file di ore per seguire un evento fanno parte del festival, come aspettare Saviano sotto una pioggia torrenziale.

Tutto questo è stato il Festival del Giornalismo che ogni anno porta a Perugia giovani ma non solo, appassionati di informazione. Panel, conferenze e dibattiti per parlare di giornalismo. “Sono felice di vedere tutti questi ragazzi” è stata la frase più sentita in ogni incontro. “Siate fiduciosi nel futuro”,  il consiglio più dispensato.

Anche da Bill Emmott che si aggirava per i vicoli perugini con il suo fare british dopo aver presentato Girfriend in a coma. Perché l’Italia sarà anche in coma, ma l’entusiasmo di tutti quelli che hanno vissuto questi quattro giorni fa sperare che il futuro possa migliorare e di certo i momenti di confronto come questo, possono contribuire al risultato: “Ma il giornalismo è morto?” è la domanda che ci si è posti più frequentemente durante i panel. Comunicazione sociale e nuovi media sono stati i protagonisti dei workshop.

Il festival Internazionale del Giornalismo ha dato la possibilità a più di 200 giovani volontari di capire com’è lavorare in una redazione, anche a chi non ci è ancora mai entrato. Ha permesso di seguire e conoscere giornalisti che diversamente rimarrebbero miti su pagine di giornale o in televisione. È il mondo del giornalismo professionale che incontra la passione delle nuove generazioni e magari li invita a prendere un caffè per parlare del futuro.

Arianna Ciccone, ideatrice del Festival non ha più voce l’ultima sera. Il Festival del Giornalismo si è chiuso con un’imprevista contestazione alla blogger cubana Joani Sanchez. Il suo corpo a corpo con i manifestanti filocastristi ha fatto volare parole grosse. E’ finita con qualche residuo manifestante davanti alla Fontana Maggiore e Arianna Ciccone e Chris Potter prudenzialmente scortati dalla polizia.

Nonostante questo, la settima edizione del Festival è stata forse la migliore rispetto alle precedenti. Un susseguirsi di complimenti da parte del pubblico e degli organizzatori per le location, la scelta di non far pagare alcun biglietto a nessun evento, l’altissimo numero di incontri e la straordinaria efficacia della macchina organizzativa, senza dimenticare la traduzione simultanea per gli ospiti stranieri. Emily Bell (giornalista del Tow Center for Digital Journalism) entrando alla Sala dei Notari ha ammesso che quello, era il più bel luogo dove ha mai tenuto una conferenza in vita sua.

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