SenzaBarcode intervista un dipendente dal gioco d'azzardo
La malattia nella vita di un dipendente dal gioco d’azzardo, esclusiva intervista di Giorgio Rizzo Mungo
Un caffè in zona Termini, cielo nuvoloso, un tavolino, due camerieri, un problema.
Io e Antonio -nome di fantasia- sappiamo già di cosa dovremo parlare, ma la prendiamo alla larga, parlando inizialmente di calcio e se ne intende. Ci ha messo in contatto Roberta, per parlare con Antonio e capirne di più.
Antonio ha 21 anni, sembra timido, riservato, pochi sorrisi. La sua è una famiglia semplice, di lavoratori instancabili: il padre postino, la madre maestra d’elementari, lui è l’ultimo di tre fratelli.
Antonio gioca a poker nei siti online. Ha iniziato quattro anni fa, a 17 anni, scommetteva qualche volta con gli amici sul calcio.
Successivamente è diventato geometra, ha trovato un lavoro è andato a vivere da solo e, forte del suo bancomat, ora cerca la fortuna con scommesse dalle somme sempre più consistenti mettendo continuamente a rischio il suo stipendio. Un giorno finisce i soldi e arriva a chiedere un prestito alla fidanzata: lei lascia lui.
Antonio ci racconta che: ” oscillavo tra l’angoscia di aver perso tanti soldi e la mia ragazza, e tra l’idea di affinare la mia abilità di gioco per riportare il mio bilancio in pari. Mi ripetevo che una volta riuscito a rientrare economicamente, a quel punto ero certo che sarei riuscito a smettere di giocare. Ma sapevo già che era solo un’illusione.”.
Per cercare quote più convenienti, ha alterato il suo bioritmo quotidiano, si mette a giocare in connessione con gli USA ad orari impossibili. Anche i suoi ritmi di vita si sono alterati come i rapporti affettivi, subordinati alla smania di vincere per recuperare il capitale. Tutto ruota intorno al computer, fulcro del suo quotidiano.
Arriva il caffè, lo beviamo.
Antonio inizia ad aprirsi e ci racconta che: “una notte avevo sbagliato a fare i conti e mi ritrovavo la carta di credito senza fondi per poter continuare una partita di poker importante, chiamai la mia ragazza per farmi fare un accredito ma lei, che da tempo aveva capito la gravità del mio fatto, si rifiutò. A quel punto sono davvero impazzito, ricordo che corsi in camera a svegliare i miei genitori e i miei due fratelli, telefonai a un paio di amici alla ricerca di un creditore disponibile, i miei amici credettero ad uno scherzo, saranno state le tre e mezza di notte. La mia partita finì male.”.
Qui Antonio ammette e dice testualmente: “Quella notte non sembravo io, non avevo il possesso delle mie capacità, c’era soltanto la partita di poker da completare, il gioco è più forte di me“.
A questo punto avverto come un freno, mi trovo davanti un mio coetaneo che ha appena detto di esserne dipendente, vittima del gioco, un burattino che si muove con i fili mossi dal poker. Viro il discorso su quale genere di musica preferisce ascoltare Antonio ma la risposta è agghiacciante: “Non ho un genere di musica preferito, però sul Ipod ho caricato le canzoni che passano nei siti di Poker Online, così quando sono in viaggio le ascolto, mi sento sereno e penso che quando arriverò a destinazione potrò connettermi e giocare”.
Gli dico che per rilassarsi basterebbe una sigaretta e a questa mia similitudine lui risponde: “Esattamente, mi sento sereno quando gioco, come quando si fuma una sigaretta, ho bisogno della partita del risveglio, del poker dopo l’attività fisica e così via, soltanto che un pacchetto di sigarette costa 5 euro, mentre una mia partita di poker minimo 73 euro..“
Mi interessa allora sapere cosa pensa dello Stato che, non solo permette, ma incita al gioco, che con lo slogan – 18+ gioconsapevole. Il gioco è vietato ai minori e può causare dipendenza patologica – se ne lava le mani. Antonio dice che” E’ colpa principalmente loro, se inizi a chiudere tutti i siti internet italiani di poker e gioco d’azzardo, io giocherei molto meno, anche se comunque mi connetterei ai siti americani..”
Ringraziamo Antonio. Antonio ha solo 21 anni, ha perso tantissimi soldi, ma soprattutto ha perso l’amore di una ragazza prima e un’altra dopo, ha perso gli amici, sta perdendo l’affetto dei suoi genitori. Antonio va aiutato. E come lui tantissime altre persone. Sono prigionieri di un gioco.
Il gioco d’azzardo è un gioco ad uccidere, e si sapeva quanto poco fosse un gioco e giocava col destino, il destino col grilletto e la sua faccia, la sua faccia nel mirino…