Femen italiane, il futuro del femminismo
In posa con una corona di fiori in testa e tette tricolori. Segni inconfondibili: sono le Femen e questa volta sono italiane.
Finora eravamo abituati a vedere le biondissime ucraine, come quelle che hanno gridato “Basta Berlusconi” all’uscita del seggio milanese durante le scorse votazioni di febbraio. Oppure quelle che a Stoccolma, con i corpi ricoperti di scritte, hanno protestato contro l’inserimento della sharia nella legge istituzionale egiziana.
Dall’Ucraina parte il movimento che arriva in Italia. Fondato a Kiev nel 2008, è diventato famoso su scala internazionale per la pratica di manifestare in topless contro il turismo sessuale, il sessismo e altre discriminazioni sociali. Le attiviste in topless capitanate da Inna Shevchenko scalciano, urlano e incassano manganellate dalle gendarmerie di mezzo mondo, tenendo alta la bandiera del femminismo internazionale.
Dopo le prime adesioni, oggi in Italia ci sono una ventina di attiviste. Le Femen tricolori si sono incontrate nello studio del fotografo Armando Casalino, in occasione della festa della donna per una mostra/progetto nella quale sono state immortalate con scritte sul petto per sensibilizzare sui problemi femminili: femminicidi, solitudine, infibulazione, maternità, lotta per lʼautodeterminazione.
Sulla loro pelle slogan come “queste non sono tette ma un messaggio politico” o “fashion is fascism” e “sono donna, non un manichino”.
Sono Mariachiara, Beatrice, Francesca, Alessia, Giulia, Jolanda, Martina e tante altre.
“Pretendiamo un cambiamento sociale e ideale”, mi spiega Mary. “Il movimento originale ucraino ha moltissimi seguaci e altrettanti movimenti affiliati in molti altri Paesi europei. In particolare si è riusciti a portare la protesta a seno nudo anche in Francia e in Germania”.
Adesso esistono anche le Femen italiane. “Il movimento italiano, in particolare, ha interesse a specializzarsi e lavorare anche su problematiche tipiche del nostro contesto culturale, insomma problematiche tipicamente italiane, relative alla nostra realtà sociale e con cui non si può fare a meno di confrontarsi quando si intraprende un discorso femminista che attiri anche l’attenzione dei mass media”, mi racconta Mary.
Il gruppo è nato all’incirca un anno fa, inizialmente solo sul web e in forma di fan page, dall’interesse condiviso di alcune studentesse e lavoratrici tra i 18 e i 30 anni che si sono imbattute nei resoconti di giornali stranieri sulle proteste di Femen Ucraina.
In seguito, Enrica, una delle prime ragazze che si è interessata a questo fenomeno, ha contattato le attiviste ucraine e ha offerto loro il sostegno di uno sparuto gruppo di italiane, interessate a sostenere le iniziative del movimento Femen e a fare informazione. “La prima cosa che Enrica ha fatto, è stato tradurre la pagina di Femen in Wikipedia dall’inglese all’italiano. Solo da alcuni mesi abbiamo iniziato ad sviluppare una serie di iniziative nostre, non ultima, anzi molto importante la partecipazione alla mostra di Armando Casalino”.
Ma le Femen italiane hanno già progetti per il futuro: “il prossimo obiettivo politico importante a cui guardiamo e a cui stiamo già lavorando, è una slut walk, un tipo di manifestazione già molto diffusa in tutto il mondo che, con le sue modalità gioiose, vuole ribaltare ancora una volta la critica dispregiativa che la società patriarcale rivolge contro donne e, in generale, contro tutti gli esseri umani che desiderano vivere la loro vita, la loro sessualità e la loro fisicità in maniera libera ed autonoma, fuori dagli schemi prestabiliti”.
Le Femen italiane sono pronte a portare avanti la loro causa attraverso le proteste a seno nudo:
“i metodi provocatori sono l’unico modo per essere ascoltate, nessuno baderebbe a noi se andassimo in giro con i cartelli”
sottolinea la fondatrice del movimento Anna Hutsol.
“Da troppi anni il femminismo italiano si presenta frammentario e diviso per poter veramente lanciare un messaggio forte su uno scenario politico già estremamente complesso, come quello del nostro Paese”, racconta Mary. “Noi di Femen, con le energie e il linguaggio nuovo di un movimento di stampo non italiano, ma europeo vogliamo rappresentare una spinta positiva per il futuro del femminismo”.
Un altro colpo al soffitto di cristallo.
ma non pensate sia il caso di usare la bocca (per parlare, chiaro…non per altro…) invece delle tette??? se avete qualcosa da dire, qualcosa che non va, ditelo, non serve mostrare le vostre stupide tette!così ci state portando indietro di almeno 100 anni, soprattutto lasciate un messaggio sbagliato: quello che, senza un corpo da usare (e far usare…) la donna non è niente!
ma non pensate sia il caso di usare la bocca (per parlare, chiaro…non per altro…) invece delle tette??? se avete qualcosa da dire, qualcosa che non va, ditelo, non serve mostrare le vostre stupide tette!così ci state portando indietro di almeno 100 anni, soprattutto lasciate un messaggio sbagliato: quello che, senza un corpo da usare (e far usare…) la donna non è niente!