Matilde di Canossa
Noi, che se un’azienda a prevalenza maschile ci assume, ci sentiamo realizzate.
Noi, che viviamo in un epoca in cui dobbiamo proteggerci anche dallo stalking.
Noi, che tornando a casa la sera, è meglio accompagnate.
Noi, che talvolta dimentichiamo come tra le nostre ave, c’erano figure quali Matilde di Canossa, che paura non l’aveva davvero di nessuno.
La Grancontessa, incoronata Regina d’Italia addirittura dall’imperatore, fu la donna più importante del medioevo; la sua grandezza, oltre che ad una fortunata nascita, la si deve ad una superba cultura e all’innato ingegno di chi sa destreggiarsi tra intrighi di potere, battaglie e accordi politici.
Diciamolo, lei, Matilde, non suscita generalmente troppe simpatie, ed io ero tra coloro a non averla a cuore -forse a causa dell’errata idea che mi ero creata per la lettura dell’Enrico IV di Pirandello?-
Il vecchio caro Dante la inserisce nel XI canto del paradiso, tra i militanti per la fede; spulciando la sua biografia si evince però che militante sì, ma non proprio, e non solamente per la fede. Andiamo allora a fare questo nuovo tété-a-tété.
Matilde, terzogenita, nacque a Mantova nel 1046. Il medioevo è al culmine; sono anni difficili, per chiunque. La famiglia paterna è ricca e potente, quella dei Canossa, mentre la madre è imparentata con le case regnanti del Nord Europa. Ciò comporta, per la piccola Matilde, di crescere con un’educazione sopraffina in fatto di lingue e letteratura, di taglio fortemente religioso. Sarà esso, unito alla sua grande devozione, a portarla ad appoggiare il papato tutta la vita, oppure saranno solo mere considerazioni politiche?
I nobili natali portano con sé anche inconvenienti; a soli sei anni Matilde assiste all’uccisione a tradimento del padre, da parte di un vassallo. Dopo la morte dei due figli maggiori, per dare protezione a sé e Matilde, la madre, Beatrice, si risposa con Goffredo il Barbuto, promettendo le future nozze di Matilde con il figlio di questi, Goffredo il Gobbo.
Dopo la morte di Goffredo il Barbuto, Matilde, sposatasi, diede alla luce una bambina che morì poco dopo e sentendo crescere, per questo avvenimento, l’avversione del casato del marito, scappò dal Belgio dove dimoravano, per tornare a Canossa dalla madre.
A seguito dell’avvenimento e dei successivi tentativi compiuti da Goffredo per riconquistarla, la figura di Matilde inizia ad assumere i connotati che la distingueranno tutta la vita. Quelli di una donna priva di debolezze.
Nel 1076 Goffredo il Gobbo e Beatrice muoiono, Matilde si trova sola, sovrana di tutte le terre dal Lazio al Lago di Garda. Ha 30 anni ed è la donna più importante d’Italia.
I decenni che seguirono videro il Sacro Romano Impero, incarnato dalla persona di Enrico IV, in accese lotte contro il papato. Durante esse, Matilde rimase fedele a Roma, senza mai venir meno e senza preoccuparsi che Enrico IV, come cugino e signore feudale, vantava diritti sulle sue proprietà.
La sua opposizione all’impero è aperta e ardita; ma Matilde è una donna di coraggio, non cede. Nonostante le avversità e numerose battaglie perse, riuscì a sbaragliare l’esercito imperiale (si narra che andasse ella stessa in battaglia) e numerose città del nord Italia si schierarono a suo favore, per sottrarsi al controllo tedesco.
Quando a Enrico IV succedette il figlio Enrico V, Matilde si riappacificò con l’Impero e ricevette, dalle mani dello stesso, il titolo di Regina d’Italia.
Morì di gotta nel 1115, senza lasciare eredi diretti, così che i suoi immensi possedimenti si dispersero. È sepolta nella basilica di San Pietro, a Roma, e la sua tomba è un’opera bellissima, scolpita dal Bernini.
Forse non sarà la donna più simpatica della storia, ma le sue capacità non si può far altro che ammirarle.