Cronaca

Fotografia dall'Italia : i centri anti-violenza. Femminicidio

donne_2È un discorso spinoso, come spesso accade parlando di cose serie.

Il termine è uno solo, femminicidio, ma le polemiche attorno, moltissime. Da una parte abbiamo la Giornata Internazionale contro la violenza sulle donne e chi si batte contro i soprusi le oppressioni, dall’altra c’è chi considera il parlare di femminicidio in Italia sia un’offesa alle donne di Ciudad Juarez, là dove il termine fu coniato. C’è anche chi sostiene che siano le donne stesse a provocare i loro problemi e chi, molti purtroppo, si disinteressano totalmente, come fanno con molti temi importanti. Non entriamo nel merito, non oggi, limitiamoci però a dire che, come in ogni altro paese, esistono donne che subiscono violenze maschili e che hanno bisogno di aiuto, morale e materiale. Per questo motivo nacquero il Telefono Rosa, associazioni affini, e i centri anti-violenza appositi: per aiutare le donne in difficoltà.

In Italia, la situazione non è rosea.

L’avvocato Titti Carrano, presidente della D.i.r.e. -la rete che include quasi tutte queste strutture- spiega i motivi. Secondo l’UE di tali centri ce ne dovrebbero essere uno ogni 10mila abitanti, 6mila in Italia dunque, ma sono solo 500 e mal distribuiti nel territorio. –No, aspetta, cambio regione e poi posso subire violenza, così so dove andare. In questa zona non ci sono centri; mi trasferisco, poi fate pure– Tali centri sopravvivono grazie a sporadici finanziamenti, bandi e donazioni, non hanno speranze né certezze nel futuro. Gli enti locali, anche per colpa della crisi, non hanno soldi da destinare, e quelli stanziati appositamente spariscono; l’Italia è l’unico Paese europeo dove manca la descrizione esatta di un centro anti-violenza, per questo non fa differenza mandare una donna che ha subito un trauma in un’apposita struttura o in un ricovero per poveri o immigrati.

Intanto, mentre chi si occupa ogni giorno di questi centri, spesso sono volontarie, spera in un miglioramento, vediamone alcuni.

A Cosenza, la struttura Roberta Lanzino è ancora aperta perché il proprietario dei locali ha smesso di richiedere l’affitto, a Parma c’è un solo centro che funziona solamente nei casi di emergenza, quello di Lugo rimane aperto solamente 4 ore la settimana, quello di Lecce sta chiudendo.

In Spagna, invece, c’è un piano contro la violenza di genere che stabilisce anche apposite sezioni in tribunale per il femminicidio.

Così va il mondo.

Sheyla Bobba

Classe 1978. Appassionata di comunicazione e informazione fin da bambina. Non ha ancora 10 anni quando chiede una macchina da scrivere come regalo per il sogno di fare la giornalista. A 17 anni incontra un banchetto del Partito Radicale con militanti impegnati nella raccolta firme per l’abolizione dell’Ordine dei Giornalisti e decide che avrebbe fatto comunicazione e informazione, ma senza tesserino. Diventa Blogger e, dopo un po’ d’inchiostro e font, prende vita il magazine online SenzaBarcode.it Qualche tempo dopo voleva una voce e ha creato l’omonima WebRadio. Con SBS Edizioni & Promozione si occupa di promozione editoriale e pubblicazione. Antipatica per vocazione. Innamorata di suo marito. Uno dei complimenti che preferisce è “sei tutta tuo padre”.

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