Ne dobbiamo ancora parlare? omosessualità

In America trasmettono un programma, si chiama The Real L word, tratto dal quasi omonimo telefilm The l word – una serie televisiva statunitense che si snoda attorno alle vite di un gruppo di lesbiche e non solo, attraversando quelli che sono temi come la dichiarazione della propria omosessualità, l’inseminazione artificiale, il cambio di sesso ecc. –  e prodotto dalla stessa regista, è un reality che segue la vita di un gruppo di lesbiche. Lo show ha avuto molto successo, certo sempre nel ristretto gruppo interessato al “tema”, le protagoniste sono diventate delle vere e proprie icone gay e vorrei soffermarmi su due di loro, si chiamano Nikki e Jill, due donne in carriera, con una bella storia d’amore, una bella casa, un matrimonio da sogno appena celebrato e un meraviglioso bambino nato qualche mese fa!

Tralasciando la bellezza di tutto ciò e il coraggio di queste due splendide donne io mi chiedo, ma, ancora ne dobbiamo parlare? Perché due donne che si sposano e hanno un figlio diventano delle icone? Due persone che sia amano decidono di sposarsi, creare una famiglia ecc , niente di più “normale”! Eppure c’è ancora chi santificherebbe queste due donne, per fortuna o forse no tutto questo fa notizia!

Il fatto è strano, e lo diventa ancora di più se pensiamo in quale epoca viviamo e quanti anni sono passati dal medioevo a noi. Certo i passi in avanti sono stati tanti, ma intanto, ancora ne stiamo parlando? Qualcuno può dire, è una cosa buona che se ne parli, anzi meglio, così il “problema” non passa nei meandri dell’oscurità umana, e io dico: “ma perché è ancora un problema?” .

Si, ancora è un problema e ancora ne dobbiamo parlare, perché? Perché mia madre, che ha 46 anni, ha pianto quando le ho fatto vedere il video del matrimonio di Nikki e Jill invece la mia coinquilina di quasi venti anni in meno non sopporta le due lesbiche che si baciano davanti ai suoi occhi a lezione. Non è solo, ancora, una questione di diritti, di leggi ecc. è purtroppo ancora una questione di “apertura mentale”, di allungare lo sguardo al di là di “noi” … alcuni occhi non sembrano ancora pronti a tutto questo, purtroppo per loro, non sanno cosa si perdono!

Poi però girando per la mia città osservo la gente, che ha ancora tatuati addosso i residui di certe tradizioni che non finiranno mai, dove i divorziati vengono ancora guardati male, dove c’è chi sta insieme per non dare un dispiacere alla famiglia, dove tutto viene detto e viene fatto per la salvaguardia del buon nome, agito la testa e smetto di sognare, penso a Nikki e Jill e capisco perché ne dobbiamo ancora parlare!

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By Sheyla Bobba

Sheyla Bobba - Direttore Classe 1978, coltiva fin da bambina una profonda passione per la comunicazione e l’informazione. A meno di dieci anni chiede in regalo una macchina da scrivere: il primo passo verso un sogno che non l’ha mai abbandonata. A 17 anni, l’incontro con i militanti del Partito Radicale impegnati nella raccolta firme per l’abolizione dell’Ordine dei Giornalisti segna un punto di svolta: sceglie consapevolmente di dedicarsi all’informazione senza tesserino, guidata da un’idea di libertà e indipendenza. Nel tempo costruisce una solida esperienza nel mondo digitale, collaborando a diversi progetti online e approfondendo le dinamiche della comunicazione sul web. Dopo anni di attività sul campo, nel 2012 dà vita al magazine online SenzaBarcode.it. Dal 2019 affianca al portale anche WebRadio SenzaBarcode, ampliando le possibilità espressive del progetto. Con SBS Edizioni & Promozione cura la comunicazione editoriale e la valorizzazione di autori emergenti, affiancando le attività redazionali a quelle promozionali. Si definisce antipatica per vocazione. Innamorata di suo marito. Uno dei complimenti che preferisce è “sei tutta tuo padre”.

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